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Milano e Roma, "rivolta fino alla vittoria": vergogna contro Israele e caos in strada

Enrico Paoli
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Più che "Cambiare rotta" sono finiti proprio fuori strada. Al grido di «Intifada pure qua», i «tendini» e gli studenti dei collettivi di sinistra, volendo sostenere le ragioni dei palestinesi (ormai le tende contro il caro affitti non se le fila più nessuno, e già qui nasce il dubbio se si tratti di cambio di rotta o di uscita di strada), hanno cercato di entrare con la forza negli uffici del rettorato della Sapienza, a Roma, dove era in corso il Cda dell’ateneo e il Senato accademico. All’ordine del giorno la mozione a favore di Israele, poi approvata all’unanimità dai docenti. Loro sì che hanno una rotta, un faro che li guida.

Per gli studenti, invece, fra i tendini e quelli di Cambiare rotta, la cosa non si doveva fare. «Non faremo un passo indietro finché il rettore Polimeni e il Senato accademico non ritireranno la mozione contro la Palestina pro Israele. Se non cambierà, Intifada pure qua», hanno gridato, cercando di sfondare il cordone delle Forze dell’ordine, sventolando una bandiera palestinese. Tanta violenza per inneggiare alla pace fa già ridere così. «Palestina libera», nel frattempo, urlava il resto della marmaglia studentesca. Difficile da spiegargli, figuriamoci poi fargli capire, che Israele è stato attaccato dai terroristi di Hamas, e che quindi è la vittima. Difficile proprio. E minacciare di portare in casa nostra la loro Intifada meritebbe un trattamento sanitario. Ammesso che sappiamo cosa significhi Intifada.

 

 


Certo, quella degli studenti che sostengono la causa palestinese è una mobilitazione ampia, ma che vanta una declinazione italiana unica nel suo genere, per violenza verbale e mancanza di logica politica. Non a caso il ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, ieri l’altro ha dichiarato di voler perseguire i membri dei «collettivi studenteschi che inneggiano ad Hamas». Dopo la manifestazione alla Sapienza, a Roma, sono scesi in piazza per rispondere alle parole del ministro anche gli studenti di Opposizione Studentesca d’Alternativa, che hanno protestato con un flash mob davanti alla sede dell’Associazione nazionale presidi annunciando per venerdì una giornata di mobilitazione studentesca nazionale a favore della Palestina. «La solidarietà non si criminalizza», hanno spiegato, ricordando che «il popolo palestinese vive in un regime di occupazione pluridecennale, violazione sistematica dei diritti umani e violenza sui civili da parte del regime sionista».

 

 


A Milano, invece, circa duecento persone si sono radunate in piazza dei Mercanti, dopo essere state sfrattate dal sindaco, Beppe Sala, da piazza della Scala dove doveva svolgersi il presidio davanti a Palazzo Marino, per manifestare la loro solidarietà alla causa palestinese. «Dove era la bandiera palestinese quando Israele bombardava Gaza due anni fa? Siamo un popolo in lotta per la nostra liberazione», dice una ragazza palestinese, contestando la decisione approvata dal Consiglio comunale, che prevede l’esposizione delle bandiere della pace e di Israele per esprimere solidarietà alle vittime degli scontri di questi ultimi giorni. «Loro sono con loro», dice riferendosi all’amministrazione comunale. Dalla folla, segnata dalle bandiere palestinesi, si è levato il grido «Israele terrorista, Palestina libera», ma anche «Israele fascista, stato terrorista».

 

 

 

Tra i cori anche «Intifada fino alla vittoria», scandito dai giovani di Cambiare Rotta, e richiami alla lotta partigiana. Quando il presidio si stava per sciogliere è stato zittito dagli organizzatori un manifestante che ha gridato «Allah Ákbar». Nel frattempo le mobilitazioni sono destinate ad allargarsi. Manifestazioni pro Palestina sono in programma a Torino, Palermo e Bologna, giovedì a Venezia, venerdì a Napoli, sabato ancora a Milano e di nuovo a Torino. A Bari i collettivi Osa e Cambiare Rotta stanno programmando una manifestazione per sabato. «Non siamo filo Hamas, però siamo filo palestinesi», spiega Edoardo Del Monte, referente Osa Puglia, «sosteniamo la resistenza del popolo palestinese, il che vuol dire sostenere i palestinesi che si difendono e attaccano pure. Anche i nostri partigiani si difendevano dai nazisti, ma quando potevano attaccare attaccavano». Difficile scindere le cose quindi. La protesta filopalestinese ha preso anche un’altra via, diversa da quella portata in piazza dagli studenti. A Mirandola, nel Modenese, ignoti hanno rimosso nella notte una bandiera di Israele che il Comune aveva issato nel pomeriggio di ieri «quale testimonianza di vicinanza ad un popolo colpito dal violento attacco terroristico, rivendicato dal fondamentalismo di matrice islamica».

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