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Filippo Turetta, "altra aggravante": l'affondo di Elena Cecchettin

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Una aggravante sul conto di Filippo Turetta. A spiegarlo è Nicodemo Gentile, legale di fiducia di Elena Cecchettin, la sorella di Giulia Cecchettin uccisa due settimane fa dal ragazzo che è atterrato oggi a Venezia dopo l'estradizione dalla Germania.

Turetta, dopo aver ucciso la fidanzata nella notte tra sabato 11 e domenica 12 novembre, aveva gettato il corpo della ragazza in un canalone vicino al lago di Barcis, in Friuli Venezia Giulia, e poi era fuggito con la sua auto all'estero, fino a rimanere fermo in autostrada senza soldi né benzina. Proprio per quello una settimana fa i poliziotti tedeschi lo hanno identificato e arrestato.

 

 

 

A Turetta, spiega il legale di Elena, deve essere contestata anche l'aggravante dei 'motivi abietti'. "Pippo, così lo chiamava Giulia, come Vincenzo Paduano (assassino ed ex fidanzato di Sara Di Pietrantonio, uccisa a Roma nel maggio 2016) è un uomo senza empatia - scrive Gentile in una nota - che ha lucidamente eliminato la sua ex per punirla da quello che lui ha considerato un atto di insubordinazione subito, poiché, ormai, la nostra Giulia non rispondeva più alle sue aspettative. Lavoreremo, affinché, la Procura prima e i giudici poi, riconoscano a carico del Turetta l'aggravante del 'motivo abietto'. Turpe è la causale dell'omicidio e spregevole è tutta la condotta complessiva".

Per il legale, "la laurea di Giulia ha costituito il punto di rottura, di non ritorno. Questo traguardo della ragazza avrebbe reso Filippo sempre più piccolo e comportato il definitivo distacco della giovane, pronta a svoltare pagina anche nel mondo delle sue relazioni. Le donne devono smettere di fare 'le curatrici' di uomini affetti da analfabetismo emotivo, devono pensare a loro e alle prime avvisaglie di comportamenti abnormi e morbosi da parte del partner, uscire in modo definitivo da dinamiche di controllo militare, comportamenti intrusivi e molesti anche quando non si usano le mani".

Gentile, che è anche rappresentante dell'associazione Penelope "il sacrificio della nostra Giulia non può essere sprecato ma deve servire a creare nuove consapevolezze tra i giovani, nelle famiglie, nelle scuole e magari salvare altre donne dagli attacchi e dai ricatti dei manipolatori". 

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