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Trentino, allarme-ubriachi sulle piste da sci: chi hanno beccato sbronzo

Claudia Osmetti
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Indossava ancora la tuta ufficiale con lo stemma della scuola di sci per la quale lavora. Se ne stava lì, sulle piste di Madonna di Campiglio, in Trentino, la neve fresca, una bella giornata di sole, zigzagava sui pendii, lo scorso fine settimana che poi era anche quello dell’apertura della stagione in mezza Italia, alticcio, diciamo pure ubriaco. Gambe strette, bastoncino a terra: quando i carabinieri lo hanno fermato e gli han fatto l’alcoltest. Un po’ come avviene per gli automobilisti pericolosamente indisciplinati, quelli che hanno alzato il gomito prima di mettersi al volante. Identificato e multato. All’istante. Al comprensorio, tra gli altri sciatori che sfrecciavano a destra e a manca perché sì, sta ufficialmente per cominciare l’inverno e il fascino irresistibile della montagna uno mica lo può ignorare, epperò no, lo slalom, la libera, la semplice discesa carving ai piedi mica si possono fare da brilli. È pericoloso, oltre che incosciente. È un rischio per tutti, anche per chi (giustamente) vuole godersi una sacrosanta giornata di relax in quota.

LA SICUREZZA
Puoi essere esperto quanto vuoi, magari un atleta o un Alberto Tomba della domenica; puoi essere anche (come in questo caso) un maestro di sci accreditato, con tanto di tesserino e calendario con le lezioni, ma la sicurezza, sotto l’ovovia e pure a monte, è la prima cosa. Gli incidenti, sulle piste come sulla strada, purtroppo avvengono. Sciare in stato di ebrezza (comportamento sul quale, tra l’altro, è in arrivo una stretta legislativa: dopo ci torniamo) non aiuta. Ne sa qualcosa (adesso) l’istruttore del Trentino. E ne sa qualcosa anche l’altro sciatore, sempre a Madonna di Campiglio, multato pure lui e pure nelle stesse ore, di nuovo dagli uomini dell’Arma. E ne sa qualcosa un terzo amante dello sci, sorpreso ubriaco nel comprensorio del monte Bondone (ancora Trentino), la settimana scorsa. E ne sanno qualcosa i tre ragazzi a cui, a Madonna di Campiglio, a marzo, hanno persino ritirato lo skipass (stesso motivo); o il ragazzo polacco sul Grostè che s’è beccato una sanzione salata di qualche centinaio di euro, l’anno scorso (idem); o il 70enne che a Canazei, era febbraio, è stato notato dai carabinieri mentre cercava di mettersi gli scarponi senza riuscirci, barcollava, manco stava in piedi e prima ancora di agganciarsi allo ski-lift è finito in coma.

 

 

Signori. È quasi Natale. Sono belle giornate, il cielo cristallino, l’ufficio in vacanza: non vale la pena rovinarsi le ferie per una ragazzata del genere. Ché poi succede l’irreparabile e son dolori, sono guai addirittura con l’assicurazione. Sono guai se incappi in un controllo delle forze dell’ordine, e loro giorni di festa non se ne prendono mai. Durante il ponte dell’Immacolata, unicamente nella Val di Rendena, i carabinieri di Riva del Garda, di verifiche sulle piste ne han fatte a decine. A Campiglio, appunto. Ma anche a Tione, a Carisolo, a Ponte Arche. Con loro c’era il nucleo operativo e radiomobile e c’era persino l’unità cinofila. Su, all’arrivo dell’ovovia. E giù, a fondo valle. Dove alcuni ragazzi, finita la giornata, stavano bevendo qualche drink in compagnia. Hanno rilevato il loro tasso alcolemico, un paio ha deciso (coscienziosamente) di non prendere la macchina e di tornare a casa o in hotel coi mezzi o con un taxi. È così che si fa. Anche perché (e ci siamo tornati) tra due settimane ed esattamente il primo gennaio del 2024 entreranno in vigore le norme più restringenti del disegno di legge numero 40 del 2021. Facilmente riassumibili in: chi indossa un paio di sci (o uno snowboard) è come se si mettesse alla guida di un’auto, è meglio se non beve.

 

 

LE NORME
Varrà, infatti, lo stesso limite alcolemico che già vale per gli stessi automobilisti: e cioè non si potrà superare il tasso alcolemico di 0,5 grammi per litro, soglia al di sopra della quale scatta una sanzione amministrativa che può andare dai 250 su su fino ai mille euro. Ma chi arriverà al rapporto di 0,8 grammi per litro, incapperà perfino nel penale. non si scherzo. E se il paradosso è che, proprio in questi giorni, il bombardino - il liquore a base di Vov, must indiscusso dell’alta montagna - compie cinquant’anni tondi tondi, pazienza. Il brindisino (e le eventuali candeline da spegnere) meglio farlo al ristorante. D’altronde ogni anno, sulle piste da sci, avvengono circa 40mila incidenti che coinvolgono quasi 3,5 milioni di persone. Spesso sono lievi (fortunatamente), altre volte no. In un caso su due riguardano eventi traumatici che colpiscono gli arti inferiori, il 16% quelli superiori e il 13% la testa e il viso. La prudenza, sugli sci come nella vita, esattamente come sulla strada, non è mai troppa. Il che non significa, e questo è pacifico, togliere del divertimento a un’attività, come quella degli sciatori, che è essenzialmente svago lontano dal trambusto della città. Ma occorre anche essere consapevoli dei pericoli che si possono generare (per sé e per gli altri) e fare di tutto affinché la settimana bianca sia esattamente ciò che dovrebbe essere: una settimana di riposo. Da non passare né all’ospedale né tantomeno al commissariato di polizia più vicino a seguito di una segnalazione presa sulle piste.

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