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Maricetta Torritto, la paladina dell'antimafia che rubava agli anziani

Claudia Osmetti
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Era diventata famosa per la sua pubblicizzatissima lotta alla mafia. Era stata in televisione, pure sul palco di Bibbiano, sul litorale laziale, più spesso a Tor bella Monaca, dove la conoscono un po’ tutti. L’attivista, la pasionaria, anzi di più, la paladina dell’antimafia Maricetta Torritto. Sempre lei, a denunciare il sistema criminale delle case popolari di certi quartieri romani, a coordinare il suo laboratorio (il “Laboratorio una donna”), l’ultima comparsata pubblica è avvenuta meno un mese fa.  E invece ieri mattina l’hanno arrestata. Ora, ovvio che tutte le accuse dovranno passare al vaglio processuale, e non è un dettaglio, ma i reati ipotizzati sono gravi e odiosi: l’hanno accusata di sfruttare e derubare il patrimonio di alcuni anziani che vivevano in una casa di riposo, ad Ardea, nell’area metropolitana della capitale; le hanno contestato (assieme ad altri) i reati di omicidio con dolo eventuale, di circonvenzione di incapace, di esercizio abusivo della professione medica, di falso ideologico e pure materiale, nonché le aggravanti per aver fatto tutto questo con lo scopo di un profitto. Economico, pecuniario. E con un sistema rodato, che avrebbe coinvolto (dice la magistratura) altre quattro persone, tra le quali c’è anche il compagno di Torritto: mentre lei è già in carcere, l’ordinanza di custodia cautelare l’ha eseguita la polizia su delega della procura di Velletri.

DECESSI DA CHIARIRE
Lo sfondo è quello della gestione (illegale, secondo le autorità) di una struttura di co-housing proprio ad Ardea. Quaranta chilometri a sud di Roma, in macchina sarà poco più di un’ora. Cinque anziani; due morti (in circostanze ancora da chiarire) negli ultimi mesi; i Nas, cioè i nuclei antisofisticazione e sanità dei carabinieri, che irrompono nella struttura a gennaio e s’accorgono subito, per prima cosa, che le condizioni igieniche sono precarie; 385mila euro sequestrati nelle scorse ore. Tra le persone nel mirino delle forze dell’ordine anche una dottoressa, che è già stata interdetta dalla professione medica. Epperò è Torritto, 53 anni, che attira su di sé le attenzioni: si sarebbe «palesata quale promotrice e organizzatrice di un collaudato sistema di spoliazione e appropriazione del patrimonio, economico e immobiliare, di anziani affetti da gravi patologie psico-fisiche», dice la procura. Come nel caso dell’anziano 83enne, che ha una proprietà, una villa di pregio ad Anzio, e che sarebbe stato forzatamente dichiarato incapace di intendere e di volere da un medico compiacente.

 


AGGRESSIONI E MANETTE
O come gli altri nonnini, tutti ospiti della struttura ardeatina, che avrebbero sottoscritto carte prepagate sulle quali far confluire l’ammontare delle loro pensioni e che sarebbero state gestite (anche) da Torritto. Poco tempo fa, era ancora estate, pubblicamente, sui social, Torritto aveva denunciato un possibile attentato contro don Antonio Coluccia, il prete-coraggio della lotta alla malavita. Una settimana dopo era stata aggredita lei stessa, da uno spacciatore, mentre partecipava a una manifestazione di pulizia dei marciapiedi di Tor Bella Monaca, a Roma, fianco a fianco con i residenti: in quell’occasione si era persino procurata una ferita a un braccio. Venticinque giorni di prognosi, la notizia finita su tutti i giornali, il suo grido («Non mi arrendo»). E poi, adesso, le manette. 

 

 

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