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Camorra, il boss Imperiale regala la sua isola allo Stato: "Vale 70 milioni"

Roberto Tortora
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Anche i boss hanno un cuore o, come in questo caso, un’isola del cuore. Stiamo parlando di Raffaele Imperiale, quarantanove anni, originario di Castellammare di Stabia, conosciuto come “Lello Ferrarelle”. È stato per anni la mente imprenditoriale “frizzante” degli Amato-Pagano, l’ala scissionista dei clan camorristici di Scampia, protagonista tra il 2004 e il 2005 della sanguinosa faida contro i Di Lauro. Una parte dell’immensa ricchezza accumulata in anni di criminalità, Imperiale l’aveva investita acquistando un’isola artificiale di fronte a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti, denominata Taiwan. 

Ebbene, questo boss dal cuore d’oro (come il conto in banca) ha deciso, una volta messe le manette ai polsi, di collaborare con la magistratura e, per dimostrare la sua buona fede, ha deciso di cedere la proprietà di quell’isola allo Stato italiano. Lo ha comunicato con una lettera alla Dda (Direzione distrettuale antimafia) di Napoli e ieri, lunedì 27 novembre, nel corso della requisitoria in un processo con rito abbreviato, il pubblico ministero Maurizio De Marco lo ha comunicato al giudice rendendo quindi nota la vicenda. Prima di chiedere per lui la condanna a 14 anni e 9 mesi di reclusione. Imperiale è personaggio noto alle forze dell’ordine e ha una personalità spumeggiante che non passa inosservata. Nel 2016, mentre lui era latitante, nel suo covo furono trovati due quadri di Van Gogh rubati nel 2022 al museo dedicato all’artista ad Amsterdam, valore stimato: 130 milioni di euro!

Dopo la scissione con i Di Lauro, gli uomini del clan Amato-Pagano vennero chiamati “gli spagnoli”, proprio perché si trasferirono nella penisola iberica per intensificare il narco-traffico con il Sudamerica, lì dove venivano (e vengono) prodotte le partite di droga che finivano (e finiscono) in tutto il mondo. Con loro c’era anche Raffaele Imperiale, che ha smesso di delinquere nel 2021, quando fu arrestato proprio a Dubai e, poi, estradato in Italia sette mesi più tardi. Al momento dell’arresto, era il broker di riferimento della camorra, ma anche delle famiglie più importanti di ‘ndrangheta e altre organizzazioni criminali. La sua ricchezza non è quantificabile, non totalmente. Oltre alla droga, alla pittura e all’isola, aveva anche investito in oro, acquistandone per un periodo in media tre o quattro chili al giorno. In criptovaluta ha accumulato, invece, quasi due milioni di euro, somma che gli è stata poi sequestrata dallo Stato. Ora se ne starà in cella, sognando magari di poter stare sulla sua isola, l’isola che non c’è… più.

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