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Alex Baiocco, il simbolo di una generazione che uccide per gioco

Alex Baiocco

Francesco Storace
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Una generazione intossicata. La vita annoiata, i social che ti eccitano e non guasta qualche grammo di droga. E rovinano vite, comprese le loro. Anche quando non ce la fanno a compiere l’opera criminale, resta lo stupore collettivo. Alex Baiocco, imbecille nullafacente di Milano, poteva ammazzare nel modo peggiore un bel po’ di persone assieme a due “amici” e complici reclutati su Instagram. Tutto questo non è normale. Rischiamo di superare il confine con la giustizia sommaria se tra qualche settimana questo delinquente dovesse essere messo in libertà «perché è matto». Per ora il gip di Milano, Domenico Santoro, lo ha schiaffato in cella con l’accusa di strage, attentato alla sicurezza del trasporti, blocco stradale e ricettazione per avere teso quel maledetto cavo d’acciaio a Milano, in viale Toscana. E ora lui, l’imputato, recita la parte del pentito, «ha confessato, è sconvolto», dice il suo avvocato.

Ma poverino, chissà quanto soffre. Basta con la prevalenza della cultura dell’errore. Alex Baiocco aveva anche i suoi precedenti penali. È ovvio che uno possa chiedersi se è un instabile psichicamente, ma che vuol dire? Ha detto di aver teso quel cavo d’acciaio da un lato all’altro della strada perché si annoiava e aveva trovato il modo di sghignazzare un po’ alla faccia di chi poteva rimetterci la vita. Un gesto criminale, che vellica gli istinti di giustizia sommaria, e sulla rete ora non ci sono complici ma la reazione, per quello che vale, di tanti indignati.

 

 

Su facebook c’è una “proposta”, tanto per dire: «La soluzione é molto semplice, si chiude la strada, si ristende il cavo che aveva messo lui alla stessa altezza, poi si mette questo deficiente su uno scooter e lo si manda a 40km/h contro il cavo, lui é riuscito nella sua impresa e la società se lo leva di torno, tutti soddisfatti». Ecco, bell’impresa hai commesso, Alex Baiocco. Quante volte ci chiediamo, in questi tempi tristi, che cosa dice la testa a certi ragazzi. E poi, la storia della noia, siamo già alla pretesa delinquenziale di giocarsi la partita della seminfermità mentale di fronte a santa madre la giustizia? «Una cavolata, per gioco, perché ci stavamo annoiando», è riuscito a dire davanti agli inquirenti.

A 24 anni, con tanto di smalto nero sulle unghie, ad Alex Baiocco piace – piaceva – la vita comoda, quella per cui la parola sacrificio non ha alcun valore.
24 anni con il cervello di un bambino di sette. In questa società capita di chiedersi se siamo combinati male noi o quelli come lui. Domanda a chi legge. Ma vi è mai capitato di pensare ad una qualunque impresa criminale andando a setacciare nella rete chi potesse affiancarvi?

 

 

Persino tra le bande di un tempo doveva esserci un minimo di fiducia tra i delinquenti; no, qui ci si “conosce” sui social e via, all’assalto di chi non capisce. L’intelligenza artificiale – ma anche un bravo regista cinematografico - in questi casi potrebbe essere utile a realizzare la scena del mancato crimine. Cercano e trovano quel cavo, vedono che è di acciaio, misurano la distanza che separa un lato e l’altro della strada, fissano la tagliola piazzata a un metro e quaranta da terra, agganciata con due moschettoni da un lato a un palo della segnaletica stradale e dall’altro al tronco di un albero e al corrimano della pensilina del filobus e aspettano le potenziali vittime: era di notte, quante teste avrebbero potuto rotolare se non ci fosse stata la provvidenziale telefonata di chi aveva assistito alla scena dal palazzone di casa sua?

Criminali, ecco che cosa sono, altro che bisogno di aiuto se non a calci nel deretano. In carcere per quanto tempo, ci chiedevamo... E se dovessero uscire presto dalla galera, sarebbe giusto lasciar correre? Non possono più esserci sconti di fronte a questi pessimi esempi di vita. La loro “noia” non può giustificare atti omicidi. Non hanno diritto di rovinare le nostre vite, e a pensarci bene nemmeno le loro. Ma non meritano pietà per quello che hanno deciso di fare, ‘sti vigliacchi.

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