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"La mamma di Felice Maniero

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cassiera della Mala del Brenta"

Albina Perri
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Faccia d'angelo Felice Maniero si faceva aiutare dalla mamma. Lo dice Silvano Maritan, uno dei 52 imputati del processo Rialto alla mafia del Brenta, che accusa ora la signora di essere stata la custode del denaro, 360 miliardi di lire, raccolti tra gli anni '80 e '90 con il traffico di stupefacenti. Per Maritan, che mai ha condiviso il pentimento di Maniero, Lucia Carrain - madre del boss - era la cassiera della banda e non sarebbe mai stata accusata di nulla proprio per volontà di faccia d'angelo. Maritan ha raccontato che il denaro raccolto non veniva sepolto in sacchi come raccontato da pentiti della banda ("sarebbe marcito", ha precisato) ma che veniva affidato alla donna. Circostanza - secondo quanto detto da Maritan - mai emersa chiaramente per la volontà di Maniero di proteggere la madre tanto che lo stesso boss non avrebbe confessato una decina di omicidi perchè nel processo decisionale dei delitti sarebbe stata coinvolta anche la donna. La madre di Maniero non era mai entrata nelle vicende giudiziarie legate all'attività criminale del figlio ma durante il processo Rialto è risultata indagata perchè alcuni pentiti l'avrebbero indicata come gestore di parte del bottino quando il figlio era in carcere. Mainero è pentito dal febbraio del 1995, quando èstato catturato dopo l'ennesima evasione.  Il 14 dicembre 1996 è stato condannato dalla Corte d'assise d'appello di Venezia a 11 anni di carcere e 60 milioni di lire di multa grazie alle attenuanti generiche e alla diminuente per la collaborazione. Solo il 2 maggio 1998 è arrestato per scontare la pena residua, quattro anni. Diviene in seguito collaboratore di giustizia e viene ammesso al programma di protezione, da cui viene escluso per una serie di violazioni delle regole di comportamento. Oggi ha cambiato nome e sconta la pena in una località segreta. Nel febbraio 2006 il suo nome ritorna sui giornali per il suicidio della figlia trentunenne.

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