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Fleximan, il blitz dei carabinieri alla festa di Carnevale: "Documenti"

Roberto Tortora
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A Carnevale, si sa, ogni scherzo vale e la festa in costume è anche un modo per ironizzare sui personaggi dell’attualità. Accade, così, che ad Aviano, piccolo comune friulano in provincia di Pordenone, alla consueta sfilata in maschera dei carri carnascialeschi (per la prima volta in notturna) si siano presentate diverse persone vestite da “Fleximan”, gli uomini incappucciati che stanno facendo parlare di sé in questi mesi per la distruzione di numerosi autovelox, prima in tutto il Nord-Italia e poi, in generale, lungo tutto lo Stivale.

I burloni, vestiti con tanto di felpa e cappuccio tipiche delle immagini di telecamere pubbliche che abbiamo imparato a conoscere in queste settimane, si sono presentati in giro anche muniti di motosega. Sono sei ragazzi, per la precisione, tre donne e tre uomini tra i 20 e i 30 anni e dotati di finti autovelox e cartelli stradali di segnalazione di controllo elettronico della velocità. Hanno attirato, ovviamente, l’attenzione di tutti i presenti nel momento in cui sono apparsi tra la folla. 

 

 

 

Insospettiti e preoccupati per una possibile rimostranza, i Carabinieri del posto sono intervenuti prontamente, quelli veri, per identificare e annotare le generalità di ognuno dei finti “Fleximan”. Il loro travestimento ha spaccato in due le opinioni: in molti hanno sorriso e applaudito la loro trovata, incoraggiandoli a proseguire nella sfilata, ma c’è stata anche una piccola parte che ha stigmatizzato la messa in scena, contrari alle iniziative che i “veri” Fleximan hanno preso in queste settimane e che, secondo loro, mettono a repentaglio la sicurezza degli automobilisti e dei cittadini in generale.

 

 

 

L’ultima azione vandalica di un Fleximan, vera questa volta, è avvenuta in Calabria, sulla statale 18 tra Palmi e Gioia Tauro, dove un autovelox ha preso fuoco nella notte. Iniziativa da cui il sindaco di Palmi, Giuseppe Ranuccio, ha preso subito le distanze: “Gesto barbaro e incivile che non appartiene alla cultura della nostra città”.

 

 

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