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Sciopero dei treni contro l'Occidente: l'ultima farsa per un weekend lungo

Alessandro Gonzato
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"Idee per fare il weekend lungo, compagni?”. “Mmm... Facile, un bello sciopero!”. “Sì, ma la motivazione, stavolta?”. “Ehm, già... Ecco, ecco, gli attacchi alla Palestina”. “Evvai: uno sciopero contro Israele!”. Et voilà. Loro, l’esercito dei sindacati della galassia Cobas – trasporti, scuola, sanità e molto altro – venerdì incroceranno le braccia per 24 ore e paralizzeranno l’Italia, da Nord a Sud isole comprese. Noi, invece, subiremo. Poi chi di loro sabato non sarà in montagna, in trattoria o in pantofole potrà partecipare al grande corteo che a Milano sfilerà da Loreto al Duomo (tutti convocati alle ore 14.30) per invocare il “cessate il fuoco”.

Non dei terroristi di Hamas, si capisce. I pacifisti del fine settimana – chissà se capitanati dal rapper Ghali appena proclamato santo da Fabio Fazio – grideranno contro Netanyahu, Gerusalemme e l’occidente intero. Nel corteo si infilerà un po’ di tutto – dai centri sociali alle sigle transfemministe che trasuderanno odio contro «il governo delle destre» - e resta solo da attendere il bilancio della due giorni. Il grido di battaglia, pardon, l’urlo antimilitarista è già stata appeso in tutte le bacheche del settore pubblico e privato: «Fermare il genocidio!». È chiaro che questo scioperò riporterà la pace nel mondo.

 

 

“Si Cobas”, “Fao Federazione Autisti Operai” e il resto dello schieramento hanno raccolto l’appello dei “Giovani palestinesi”, i quali hanno pigiato sull’acceleratore per arrivare a questa nuova manifestazione, l’ennesima. Gli scioperanti fermeranno le città, i pendolari e chi semplicemente vorrà farsi i fatti propri, anche in nome «del blocco immediato dei traffici di armi dirette a Israele, la fine dell’occupazione coloniale delle terre palestinesi della Cisgiordania, il blocco delle spese militari e dell’invio di armi in Ucraina». E poi, aggiungono le sigle sindacali in una nota, «in questo momento l’economia bellica sta crescendo con percentuali impressionanti. Gli Stati Uniti, primo produttore mondiale, hanno venduto armi per 238 miliardi nel 2023, con un aumento del 56 per cento».

Lo sciopero dei trasporti, dopo l’agitazione del 12 febbraio, coinvolgerà treni (potrebbero salvarsi solo quelli a lunga percorrenza), autobus, metropolitane (l’Atm di Milano non dovrebbe aderire), tram: alcune corse saranno garantite, ma i disagi saranno inevitabili. Anche i voli nazionali e internazionali potrebbero essere falcidiati da cancellazioni e ritardi. Il settore medico, ovviamente, garantirà gli interventi urgenti. Il resto però potrebbe essere a forte rischio.

 

 

La mobilitazione, sottolineano Cobas e compagni, «diventa oggi un imperativo per il movimento dei lavoratori e delle classi popolari, che vede crescere il rischio di un conflitto globale alimentato dai tanti focolai d’incendio provocati dalla crescente oppressione e spoliazione di interi popoli. Un rischio che ci deve vedere in campo contro i blocchi militari contrapposti, contro le politiche di riarmo e il militarismo crescente». A scuola lo sciopero partirà dal personale dell’asilo nido e arriverà alle superiori, ma fortunatamente ci saranno anche tante persone che come sempre lavoreranno e garantiranno un servizio fondamentale per i ragazzi e le loro famiglie. Una vecchia canzone dei Gatti di Vicolo Miracoli (Calà, Smaila, Oppini, Nini Salerno) recita: «Oggi sciopero per la fame nel Bangaldesh/ Dopo un’ora si resta in tre...». 

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