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Chico Forti, lo zio: "Meloni di parola, ce l'aveva promesso"

Alessandro Dell'Orto
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Chico Forti non ha mai mollato e questa è sempre stata - ed è - la sua forza. Soprattutto, non si è mai pianto addosso, non ha mai fatto la vittima, non si è mai lamentato anche se ne avrebbe avuto motivo, forse più di altri (o altre).

Ha vissuto questi 25 anni da incubo - rinchiuso nel carcere Dade Correctional Institution di Florida City, condannato all’ergastolo per omicidio (reato per il quale si è sempre dichiarato innocente)-, ma sempre guardando avanti e con il sorriso. Anche in questi giorni continuava a farlo, pur non conoscendo ancora la grande notizia, con mille progetti, idee, la compagnia dell’amico Uno (il cane che sta istruendo e che ama) e un legame indissolubile con l’Italia: telefonate dalla prigione agli amici per scherzare, raccontare, proporre nuove attività perché la sua mente non riposa mai, né di giorno né di notte, e nessuno l’ha mai incatenata, nemmeno dietro le sbarre.

 

 

 

E proprio ieri pomeriggio noi di Libero avevamo un appuntamento per una conversazione più lunga del solito (15 minuti anziché i soliti 5 che volano via senza che te ne accorgi, ma che ogni volta ti regalano energia, quella che Chico trasmette sempre).

 

TELEFONATA A “LIBERO” 

Ma questa volta il telefono non ha squillato all’orario stabilito. Per fortuna, evviva, perché la linea era occupata da Giorgia Meloni che gli annunciava quello che lui, i parenti (tra cui gli zii Gianni e Wilma e la mamma 95enne Maria), gli amici e tutti noi italiani aspettavamo: il trasferimento in Italia. Un giorno memorabile e di luce, questo primo marzo 2024, dopo tanti bui che hanno scandito gli ultimi 25 anni, da quando l’imprenditore italiano, 65 anni compiuti lo scorso 8 febbraio, è stato condannato per l’omicidio di Dale Pike - figlio di Anthony Pike, dal quale stava acquistando il Pikes Hotel a Ibiza-, dopo essere stato accusato senza indizi, essere stato giudicato senza difesa, essere stato dichiarato colpevole senza vere prove. Già, incastrato.

 

 

 

Eppure Chico non ha mai mollato, nemmeno quando- e forse è stato il momento peggiore- lo hanno illuso. Era il 24 dicembre 2020 e sembrava essere arrivata la svolta: «Chico Forti tornerà in Italia», aveva annunciato Luigi Di Maio, l’allora ministro degli esteri. Invece no. Nuovi intoppi, problemi, scuse, incomprensioni. Ora, finalmente, la svolta, quella vera perché il premier Giorgia Meloni è arrivata dove quelli che l’avevano preceduta avevano fallito miseramente. «La presidente del Consiglio mi ha telefonato nel pomeriggio - racconta commosso Gianni, lo zio di Chico-, prima di annunciare pubblicamente della firma. Volevo buttarmi per terra per la felicità, è stato un momento pazzesco in cui mi sono passati davanti 25 anni di battaglie. Questa è la volta buona, ma non mi stupisco: la Meloni me l’aveva promesso. Ci eravamo incontrati due volte prima che diventasse premier, mi aveva garantito che avrebbe fatto il possibile. È stata di parola e non finirò mai di ringraziarla. Ora spettiamo i tempi tecnici, ma spero di poter rivedere Chico in Italia per Pasqua».

Sì, il giorno tanto atteso è finalmente arrivato, dopo illusioni, delusioni, polemiche e una trattativa lunghissima e delicata. A portarla avanti, a Miami, è stato Andrea Di Giuseppe di Fratelli d’Italia, unico deputato eletto all’estero nella circoscrizione Centro e Nord America. «È stata dura e ho perso qualche capello bianco, ma abbiamo raggiunto l’obiettivo - dice entusiasta il parlamentare -. Appena sono stato nominato ho cercato di identificare quale fosse il problema che aveva bloccato tutto l’ultima volta. L’ho capito molto presto: Di Maio in realtà non aveva fatto nulla, non aveva nessuna prova scritta, nessun documento, ma si basava solo sulla speranza e sul rapporto politico che pensava di avere con DeSantis, il governatore della Florida. Che però non aveva. Abbiamo dovuto ricominciare tutto da capo: io, gli avvocati di Chico, la famiglia Bocelli e il premier in prima persona».

 

 

 

TRATTATIVA

La trattativa è iniziata un anno fa. «Il 3 febbraio 2023 DeSantis e Meloni hanno parlato al telefono e poco dopo il governatore ci ha inviato una lettera in cui diceva che, anche se la Florida abitualmente non trasferisce prigionieri con sentenza definitiva di ergastolo, dopo l’intervento e le garanzie del nostro primo ministro dava assenso allo spostamento di Chico dal loro carcere statale a quello federale. A quel punto mancava solo la firma al documento, che in questi mesi non è stata messa per gli impegni politici di Desantis. Ieri è arrivata». I tempi per il rientro di Chico in Italia, ora, dovrebbero essere rapidi. «Verrà trasferito in una prigione federale - spiega Di Giuseppe - in cui gli faranno alcune domande di rito e gli prospetteranno il trasferimento di pena in Italia. Nel giro di un mese e mezzo Chico potrà arrivare nelle nostre carceri». Un ritorno atteso, sofferto, agognato. E la svolta per una storia assurda, la storia di un italiano che viveva felicemente a Miami, amava la vela (ha partecipato a sei mondiali e due europei di windsurf) e faceva il produttore cinematografico fin quando, nel 1998, senza delle vere prove, è stato incolpato di omicidio e poi condannato all’ergastolo. Un incubo, che Chico Forti però ha sempre vissuto con energia e sorriso, senza mai mollare. Questa è stata la sua grande forza. E il trasferimento in Italia, ora, il giusto premio.

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