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Impastato divisivo? La colpa è dei compagni che vogliono farne una figurina ideologica

Alberto Busacca
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I giovani contro Peppino Impastato. Detto così, è innegabile, fa impressione. Come si può non stare dalla parte di uno come lui, ucciso per il suo coraggio nello schierarsi contro la mafia? Eppure a Partinico, in provincia di Palermo, qualcosa è andato storto. Il locale liceo scientifico, infatti, doveva essere intitolato proprio a Impastato. Ma gli studenti, ai quali è stato chiesto un parere, hanno detto no con percentuali incredibili: 73%, ovvero 997 alunni su 1.335. Favorevoli soltanto 181 ragazzi, mentre gli astenuti sono stati 177. Ancora più “scomoda” la giustificazione data dai giovani rappresentanti di istituto.

Il suo nome, hanno spiegato, «è divisivo». E ancora: «Siamo consapevoli dell’importanza storica e sociale della sua figura nel nostro territorio, ma non si può negare che fosse un personaggio politicamente schierato». E allora no, grazie, gli studenti non vogliono dedicargli la loro scuola. Dunque, sul fatto che Impastato fosse di sinistra non ci sono dubbi. Inizialmente membro del Partito socialista italiano di unità proletaria, passò poi a Lotta continua e infine si candidò con Democrazia proletaria. Ok, non proprio un centrista. Ma basta questo a trasformare un simbolo della lotta alla mafia in un personaggio «divisivo»? No, naturalmente non basta...

 

 

 

Della questione, sul Corriere della Sera, si è occupato ieri anche Massimo Gramellini. «Da ragazzo», ha scritto, «Impastato si ribellò al padre mafioso, che lo cacciò di casa. Avrei immaginato che fosse questo il particolare della sua biografia in grado di accendere la fantasia di un gruppo di adolescenti, oltre alla battaglia inesorabilmente perdente, e perciò ancora più romantica, che Peppino ingaggiò dai microfoni di una radio libera contro il boss Tano Badalamenti, la cui abitazione distava cento passi dalla sua». Poi un paragone azzeccato: «Impastato era comunista, così come Borsellino non negò mai la vicinanza al Movimento sociale. Eppure, non mi verrebbe mai in mente di definirli “divisivi”. In comune avevano le cose essenziali: a cominciare dall’avversario, quello sì “divisivo”, che infatti e purtroppo li ha ammazzati entrambi».

Già, anche i martiri della lotta alla mafia avevano, legittimamente, le loro idee politiche. Impastato, giornalista, era di sinistra. Borsellino, magistrato, di destra. Giovanni Falcone, magistrato, era di sinistra. Beppe Alfano, giornalista, di destra. E si potrebbe continuare (anche con le vittime di centro, che pure non mancano...). E allora? Che cosa non ha funzionato nel caso del liceo di Partinico? Perché gli studenti hanno bocciato Impastato? Il problema, viene da pensare, non è tanto lui quanto chi vuole ridurlo a “figurina ideologica”. Cioè quella parte del fronte progressista che lo usa per contrapporre la sinistra buona e nemica della mafia alla destra cattiva e vicina alle cosche... In rete, per esempio, gira un video del corteo per il 45° anniversario dell’uccisione di Impastato, che si è svolto il 9 maggio 2023. Si vedono bandiere rosse, bandiere della Palestina, falci e martello, magliette “antifascismo militante”, diversi reduci di Lotta continua e di Democrazia proletaria.

 

 

 

«Peppino», dice uno di loro, «oltre a essere antimafioso era antifascista e con questo governo neofascista sicuramente sarebbe stato molto critico». Ecco qui, Impastato usato per attaccare la Meloni. Davvero è solo colpa dei ragazzi se poi molti di loro lo percepiscono come divisivo? Insomma, anche a destra tanti sono (giustamente) orgogliosi della vicinanza di Borsellino al Msi, ma a nessuno verrebbe in mente di dire che oggi sosterrebbe il governo di centrodestra. Perché Borsellino è un eroe che appartiene a tutti, al di là delle bandiere di partito. Esattamente come Impastato... 

 

 

 

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