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Difendiamo i ragazzini dall'amore tossico dei padri che li tutelano menando le mani

Giordano Tedoldi
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Chi salverà i figli dei padri troppo testosteronici? Nel volgere di pochi anni, siamo passati dalla lagna – molto diffusa nelle lande letterarie che mi capita di battere – circa "l’assenza del padre" (ricordo il compianto Vincenzo Cerami che in un incontro pubblico se ne doleva sinceramente, in seguito divenne la moda del momento), alla comparsa di padri che non solo si sono riappropriati del loro ruolo, ma che, per così dire, qualche volta fanno anche gli straordinari, forse gravati da ansia di prestazione. E, in alcuni di loro, particolarmente rozzi, questa prestazione straordinaria si traduce nel caro vecchio imprinting: giù botte.

E, proprio come prima l’asserita assenza del padre concerneva i figli, anche adesso il ritorno della figura genitoriale maschile rischia di tracimare proprio quando è in gioco un malinteso senso di protezione della prole.

 

 

Recenti casi di cronaca sono probanti: pochi giorni fa, a Roma, un ragazzo viene sospeso da scuola per aver insultato un insegnante. Il giorno dopo si presenta a scuola il compagno della madre che fa irruzione nell’ufficio del preside e cerca di costringerlo, con le minacce, a ritirare il provvedimento. Il dirigente scolastico invita l’uomo a calmarsi, ma ecco che questi lo aggredisce malmenandolo e lo manda all’ospedale con una prognosi di dieci giorni. Il tutto sotto gli occhi del figlio minore dell’aggressore, che l’uomo aveva portato con sé nella spedizione punitiva.

Secondo episodio: lo scorso novembre, a Cagliari, un padre ha assestato una testata a un professore di matematica che aveva rimproverato il figlio di 16 anni perché parlava durante la lezione, e, ripreso, aveva insultato il docente, quindi era scappato, avvisando il padre. Il quale, incollerito, è arrivato a scuola e, in perfetto stile western, ha incrociato il professore in un corridoio e l’ha aggredito. Carabinieri, 118, eccetera.

Il mese scorso, sempre in una scuola, a Reggio Calabria, un altro padre giustiziere: convocato in istituto per discutere della condotta del figlio di 12 anni, il nostro prima ha chiesto al figlio chi fosse il docente che aveva osato scomodarlo, e, individuatolo, gli ha urlato che la sua famiglia non doveva essere disturbata, l’ha preso per il collo e sbattuto al muro.

 

 

COLPI DI TESTA AL CAMPO - Ancora più eclatante l’episodio avvenuto nel ravennate soltanto due giorni fa. Era in corso una partita di calcio tra il Mezzano e il Cervia, categoria pulcini, dunque giovanissimi classe 2013. L’allenatore di una delle squadre, un ragazzo di 22 anni alla sua prima esperienza, constatato che uno dei suoi giocatori perdeva continuamente lo scarpino, all’ultimo minuto del primo tempo lo richiama dal campo per farglielo cambiare. L’undicenne esce dal campo e il padre, che assisteva fremendo a bordo campo, si avvicina alla panchina (per la verità affiancato dalla moglie) e comincia a inveire contro il tecnico, reo di avere tolto il figliolo dal campo. E qui la vicenda si fa ancora più intrigante, perché si rivelano arcaici meccanismi psicologici. Il tecnico e i suoi assistenti sulle prime hanno reagito alle urla della coppia rispondendo, con calma, di allontanarsi.

A quel punto le cose sembravano tranquille, quando la madre ha attaccato di nuovo il tecnico che, incautamente, ha risposto. Lì è partita la vendetta del padre: testata e, quando la vittima era a terra, ha provato a prenderla vilmente a calci. Il tutto sotto gli occhi non solo del pubblico e dei piccoli giocatori, ma soprattutto del figlio. E qui sta il punto dolente: un bambino di undici anni non ha un senso morale radicato, un discernimento etico, e prende a modello i genitori. Non può fare diversamente.

In tutti questi casi, vediamo dei bambini che si credono protetti o tutelati, ma in realtà sono al centro di condotte prevaricanti e violente. In nessuna di queste circostanze, tra l’altro, avevano subito un torto: immaginiamoci cosa gli può venire in mente quando lo subissero! Noi possiamo condannare il comportamento di questi padri, ma i loro figli devono viverci. Chi li salverà da questo amore paterno tossico?

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