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Giovani, la vera cura ai disagi mentali è il lavoro

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Daniele Capezzone
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Colti da un attimo di disattenzione, o magari trovandoci per un istante con la guardia pugilisticamente abbassata, potremmo essere tentati di rallegrarci per l’improvvisa popolarità, nel nostro dibattito pubblico, dei problemi della salute mentale, in particolare dei più giovani. Da mesi assistiamo infatti al fiorire rigoglioso di una pubblicistica carica di empatia (direbbero i progressisti: kind and caring) verso le crescenti problematiche con cui ragazze e ragazzi devono misurarsi: patologie classiche, ma anche disturbi alimentari, piccole e grandi manifestazioni di disagi a volte transitori, altre volte più profondi. E- lo ripeto- a prima vista verrebbe voglia di felicitarsi per questo sussulto di consapevolezza del mondo “adulto”. Crescere è da sempre un mestiere maledettamente difficile: chiunque - tranne pochi fortunati - ha attraversato un momento di crisi, un passaggio a vuoto, un tunnel più o meno prolungato. E questo è a maggior ragione verso in tempi ansiogeni come i nostri.

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