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Alicudi infestata dalle capre: le conseguenze devastanti per l'isola siciliana

Simona Pletto
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Alicudi, isola vulcanica dell’arcipelago delle Eolie, in Sicilia, ha un grosso problema di capre. Negli ultimi tempi sono proliferate in maniera esponenziale. Sono diventate più di 600 a fronte di 100 residenti stabili. Praticamente sei capre ogni abitante. Troppe per un’isola di soli cinque chilometri quadrati.

La convivenza tra uomo e animale, in questo caso, è diventata talmente problematica, che gli abitanti non parlano d’altro. Così il sindaco di Lipari Riccardo Gullo (cui fa capo Alicudi), per fermare l’incontrollata invasione di bovidi che danneggiano sentieri e muri a secco, ha pensato di regalarle fino a 50 per allevatore. Decisione che ha scatenato subito le ire degli animalisti.

Il problema resta. Sì, perché se per i turisti la presenza delle capre- di razza girgentana, saanen e tibetana - può essere un fatto curioso, per i residenti la loro presenza massiccia crea non pochi problemi per i danni causati: rovinano i terrazzamenti, divorano in abbondanza gli arbusti e le piante protette all’interno della riserva naturale dell’isola, si avvicinano alle case per mangiare, ostruiscono i sentieri e danneggiano le vasche d’acqua.

 

 

 

La diffusione delle capre ad Alicudi non è un fenomeno naturale, perché furono portate una ventina di anni fa da alcuni allevatori. Qui iniziarono a riprodursi senza controllo. Fino ad arrivare alle 600 odierne monitorate da una indagine ad hoc voluta dall’Assessorato regionale e costata 50mila euro. Della necessità di attuare interventi di gestione sulla popolazione di capra inselvatichita si era già fatto carico anche il Piano di Gestione Unesco Isole Eolie, riportando tra i propri obiettivi la necessità di ridurre gli impatti che questa specie arreca sui caratteristici muretti a secco.

«Sono davvero un enorme problema, sono diventate ingestibili», lamenta il sindaco Gullo, «da tempo chiedevamo di trovare una soluzione - aggiunge - perché sono un pericolo per gli abitanti e per i turisti».

La scorsa settimana la Regione ha pubblicato un avviso per regalarle. Il bando è rivolto agli allevatori a cui possono essere donate al massimo 50 capre l’uno se le richieste saranno molte; se invece si faranno avanti in pochi potranno riceverne di più. «È una follia», tuonano i responsabili dell’Associazione italiana difesa animali e ambiente (Aidaa), «anziché provvedere a sterilizzare le capre, questi stupendi animali, il sindaco le regala agli allevatori col rischio che diventino carne da macello».

 

 

 

La lotta agli animali di troppo non riguarda solo gli abitanti di Alicudi. All’Asinara, isola sarda che per anni ha ospitato l’omonimo carcere e che conta oggi un unico residente, si corre ai ripari con le sterilizzazioni per fermare la proliferazione di 700 cinghiali, 1700 capre e 190 cavalli presenti sull’isola. E se alle Bahamas una spiaggia è divenuta famosa per l’invasione di maiali che ogni anno attirano turisti divertiti, nell’isola Tashirojima in Giappone sono invece alle prese con 600 gatti su 100 abitanti.

Tornando in Italia, è recentissimo l’allarme lanciato da Coldiretti Ravenna per una invasione di conigli nei campi di Cotignola, uno dei comuni peraltro colpiti lo scorso maggio dall’alluvione. La presenza massiccia di roditori non autoctoni sta provocando da diverse settimane ingenti danni a campi e vigneti - oltre ai fossati - nelle campagne locali. I conigli, probabilmente abbandonati in zona, si sono riprodotti in grande numero passando rapidamente da 200 a circa 500 esemplari che hanno invaso i terreni coltivati, diventando non solo un vero incubo per gli agricoltori, ma anche per i tanti anziani che in zona coltivano orti.

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