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Fiorenzuola, cani e gatti in clinica per la riabilitazione dei pazienti

Alessandro Dell'Orto
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Ophelia - una gattina di razza Ragdoll - ha due anni, occhi azzurrissimi, una caratteristica macchia nera sul naso ed è affettuosa, socievole. E molto curiosa, perché ama incontrare persone nuove e uscire per fare lunghe passeggiate al guinzaglio insieme con l’amica Shira, che è un cane pastore australiano di tre anni - con la quale spesso dorme nella stessa cuccia - dallo sguardo furbo e dal carattere esuberante, ma anche dolce e delicato. Poi ci sono la volpina Anastasia, il Chihuahua Carlo, Emily che è una Labrador Retriver, Miura (bellissimo esemplare di Parson Russell terrier) e Ametista, un Lagotto romagnolo.

Sono i “medici a quattro zampe” che due volte a settimana, a turno, fanno visita al Centro di riabilitazione dell’ospedale di Fiorenzuola d’Arda (Piacenza) e curano - nello spirito, ma anche fisicamente- i pazienti ricoverati nell’Unità spinale e nell’unità operativa di Neuroriabilitazione. È un progetto pilota (che verrà confermato) promosso dall’Ausl di Piacenza («Questi animali possono fare la differenza nella terapia, umanizzando le cure e aiutando il paziente nel post trauma», ha recentemente spiegato Vittorio Casati, responsabile assistenziale del Dipartimento di Medicina Riabilitativa e coordinatore dell’iniziativa) in collaborazione con “La Collina dei Ciuchini”, associazione specializzata in Interventi assistiti con animali, la tradizionale Pet Therapy.« Siamo partiti a ottobre e l’attività prevede due incontri a settimana della durata di un’ora. Il giovedì pomeriggio è l’appuntamento più ludico, ci troviamo in una sala a pian terreno e approfondiamo l’aspetto giocoso in gruppo. Il sabato mattina invece saliamo nei reparti per lavorare con i paziente che non si possono spostare. Ogni volta portiamo due o tre animali che si mettono a letto con loro».

 

 

Emozioni, nuove amicizie, sorrisi: per chi è ricoverato in quel reparto- a causa di un ictus odi incidenti che richiedono spesso lunghi mesi di riabilitazione - sono incontri sempre stimolanti. «Il contatto con cani e gatti permette di avere importanti reazioni sensoriali: il calore, la morbidezza del pelo, il piacere di fare delle carezze fanno la differenza. E, nel caso di Ophelia, avere il riscontro delle fusa è un elemento motivazionale- spiega ancora Francesca Ronchetti -. Tra animali e persone si creano relazioni speciali: un paziente, costretto a letto per più di 300 giorni, aspettava con ansia il sabato per poter dare i biscotti al suo cane preferito. Una ragazza, paralizzata definitivamente, non accettava la nuova condizione e rifiutava gli incontri dicendo che aveva paura dei gatti: in poco tempo è diventata inseparabile con Ophelia. E ancora, c’è stata una donna che, tornata a casa, la prima cosa che ha fatto è stata adottare un cane. Un altro aspetto interessante sono le attività di gruppo, perché ci creano importanti correlazioni tra pazienti: c’è chi spiega agli altri come fare una carezza, c’è chi li aiuta fisicamente se hanno difficoltà». Sì, perché il sostegno degli animali non è solo emotivo e psicologico, ma anche motorio, come spiegato dal professor Gianfranco Lamberti, direttore del dipartimento di Medicina riabilitativa («Determinante è la contestualizzazione del gesto: un conto è se alzo un braccio o apro una mano perché me lo dice il terapista e si tratta di un mero esercizio non finalizzato.

 

 

Altra cosa, ben più efficace e coinvolgente emotivamente, se lo faccio per accarezzare un cane o lanciargli una pallina. Dal punto di vista scientifico ci sono evidenze che questo tipo di supporto nel progetto riabilitativo abbia una importanza significativa»). Loro, gli animali, sono ovviamente speciali, abilitati IAA (Interventi Assistiti con gli Animali) secondo le Linee Guida Nazionali. «E’ importante che siano socievoli e amino stare con sconosciuti - chiarisce Francesca Ronchetti -, siano tranquilli, non abbiano paura dei rumori e, nel caso dei gatti, non si stressino a essere trasportati. Con la nostra associazione “La Collina dei Ciuchini” andiamo nelle case di riposo, nei nidi d’infanzia, nelle scuole inferiori per aiutare l’inserimento di ragazzi con disabilità. Ma questa esperienza nell’Unità spinale e nell’unità operativa di Neuroriabilitazione di Fiorenzuola non resterà isolata: ci hanno già contattato altri ospedali». Già, per Ophelia, Shira, Anastasia, Carlo, Emily, Miura e Ametista c’è ancora tanto lavoro da fare.

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