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Leo, il cane cieco diventato il campione dei tartufi: una storia unica

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Simona Pletto
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Leo è un cane cocker spaniel di 12 anni, cieco da oltre tre. Ha perso la vista ma non il fiuto, e neppure la fortissima passione di scovare tartufi per il suo amato padrone. Poi c’è lei, Lara, una cagnolina springer spaniel di appena un anno e mezzo, che da mesi lo guida nella difficile impresa. Insieme fanno dunque “coppia fissa”, scodinzolano felici nei boschi dell’Altotevere e fanno incetta di tartufi per il loro padrone. E sono talmente bravi, nonostante l’handicap di Leo, da essere stati scelti per mostrare le tecniche di ricerca. Così Leo e Lara hanno catturato il cuore di 23 universitari americani di Pittsburgh, in Pennsylvania. Gli studenti, in Italia per un progetto sulle eccellenze agro-alimentari, hanno avuto infatti l’opportunità di assistere a una dimostrazione pratica di ricerca del tartufo nel distretto di Città di Castello, noto come capitale del tartufo. Guidati dal loro conduttore Lorenzo Tanzi, 71 anni, esperto e divulgatore della tradizione della raccolta dei tartufi, questa mitica coppia a 8 zampe ha mostrato le proprie straordinarie abilità durante una prova di ricerca al parco Alexander Langer.

«È stata una bella esperienza», confida il padrone di Leo e Lara. «Attraverso questi due straordinari amici a quattro zampe gli studenti americani hanno potuto apprendere in diretta tutte le fasi della secolare cerca del tartufo che appartiene alla storia della comunità tifernate e umbra». Tanzi ha deciso di portare in famiglia anche Lara, quando si è accorto che Leo, nonostante la cecità, continuava a voler andare a correre nei boschi. «Guardi, io faccio il tartufaio dal 1967 e di cani ne ho avuti tantissimi», premette. «Ma la passione di Leo è unica. Quando è diventato cieco, a nove anni, per una malattia genetica degenerativa della retina, ho deciso di tenerlo nel giardino, come cane di compagnia. Succede che i cani si ammalino. E che la loro vita cambi. Invece col tempo mi sono accorto che non mollava. Ogni giorno si avvicinava allo sportello della mia auto e stava lì, ad aspettarmi, quasi a implorarmi per andare nel bosco a cercare tartufi, come era abituato da sempre a fare. Dio solo sa quante decine di chili ne ha presi. Così ho pensato che avrei dovuto fare qualcosa per farlo tornare nei boschi e ho preso Lara, che gli fa compagnia e lo aiuta. È incredibile vedere come la passione di questo cane sia riuscita a fargli superare la sua disabilità».

 

La dimostrazione ha visto gli studenti americani, accompagnati dalla loro docente e dalla responsabile del progetto in Italia, osservare con interesse la lezione teorica e pratica tenuta da Tanzi.I due cani, grazie al loro infallibile fiuto, hanno trovato in pochi minuti diversi esemplari di profumato tartufo nero estivo, noto come scorzone, di ottima qualità. Mezzo chilo in totale. Una secolare ricerca, quella del tartufo, che appartiene alla storia della comunità tifernate e umbra. E in effetti Città di Castello ne è “capitale” (il Comune tifernate è secondo solo a Forlì come incidenza dei tartufai sulla popolazione). Sono 5mila in tutto a livello regionale, un migliaio solo nell’Altotevere. «Siamo fieri della nostra storica tradizione - spiega Giovanni Granci, - e cerchiamo di trasmetterla anche ai giovanissimi portandola nelle scuole. Non solo: cerchiamo di coinvolgere i ragazzi con disabilità, li portiamo a cercare tartufi. La cosa è terapeutica e entusiasmante per tutti».

Tanzi, subito dopo la prova pratica tra i boschi in compagnia di Leo e Lara, è salito in cattedra nella sala conferenze della Scuola di Arti e Mestieri “G.O. Bufalini”, alla presenza del presidente Giovanni Granci, del direttore Marco Menichetti e dei membri del Cda del plurisecolare centro di formazione. I ragazzi torneranno negli States sicuramente con bellissimi ricordi. «Quello che li ha colpiti - conclude il padroncino di Leo e Lara, - è l’incredibile passione per la ricerca dei tartufi dimostrata dai miei cani. Un anno fa a Leo hanno dovuto togliere entrambi i bulbi degli occhi, a causa di una subentrata infezione. Ecco, nonostante tutto, lui va avanti nei boschi, senza sbattere. Si fa guidare dalla mia voce ed evita gli ostacoli grazie al suo fiuto, ora ancora più affinato. E non torna mai a casa senza un tartufo».

 

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