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Chico Forti, caso Travaglio-Lucarelli: "Tutto falso, perché mi fate male?"

Alessandro Dell'Orto
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«Ma la gente non ha ancora finito di farmi del male?». Dopo la sorpresa e lo choc, lo sconforto. Chico Forti ieri non sapeva nulla di nulla, né di essere accusato da qualcuno all’interno del carcere di Verona (dove è arrivato lo scorso 19 maggio dopo il trasferimento dagli Usa) e neppure degli articoli usciti su alcuni quotidiani. E quando gli hanno raccontato che la Procura di Verona ha aperto un fascicolo per indagare su di lui perché un detenuto ha riferito che gli avrebbe chiesto di contattare qualche “ndranghetista” per mettere a tacere Marco Travaglio, Selvaggia Lucarelli e una terza persona, l’ex imprenditore è ripiombato in un incubo che sembra infinito.

E che lo perseguita da quando, nel 2000, è stato condannato all’ergastolo (pur dichiarandosi sempre innocente) e rinchiuso per 24 anni nel carcere “Dade Correctional Institution” di Florida City per l’omicidio di Dale Pike - figlio di Anthony Pike, dal quale stava acquistando il Pikes Hotel a Ibiza-, dopo essere stato accusato senza indizi, essere stato giudicato senza difesa, essere stato dichiarato colpevole senza vere prove.

 

 

 

«TUTTE FALSITÀ»

«È caduto dalle nuvole- racconta lo zio Gianni - e ci è rimasto malissimo. Ha giurato di non averle nemmeno mai pensate cose del genere e ora gli avvocati stanno analizzando tutta la vicenda per capire come difendere la sua immagine utilizzando, se necessario, anche iniziative legali». Già, perché Chico è stato chiaro e ha spiegato: «Non ho parlato con nessuno, non ho fatto niente, sono tutte falsità».

L’avvocato Andrea Radice, che lo difende insieme con l’avvocato Carlo Dalla Vedova, ieri è andato subito in carcere a Verona: «Con Chico è stato un incontro di tristezza, rabbia e stupore. Ho avuto l’impressione di vedere un vaso di coccio tra tanti vasi di ferro, è sballottato». Sì, e ora l’ex imprenditore è travolto dall’ennesimo caos. Secondo quanto hanno riportato Il Fatto quotidiano e il Corriere della Sera, al detenuto in questione Chico avrebbe «promesso un aiuto futuro, non appena riuscirà a ottenere la libertà». E, sempre secondo gli articoli pubblicati, «a raccogliere la confidenza è stata una persona che lavora all’istituto penitenziario, con la quale i carcerati entrano spesso in contatto.

Allarmato dalla rivelazione, lunedì scorso il “confessore” ha avvertito Travaglio. La Procura ha poi sentito tre testimoni, fra i quali anche un secondo detenuto che ha assistito all’incontro di Forti con colui che avrebbe dovuto prendere contatti con gli amici “ndranghetisti”. Al momento il fascicolo è contro ignoti perché non è stato ancora individuato il reato. Potrebbe essere istigazione a delinquere, da escludere invece il tentato omicidio. Della vicenda sono stati informati il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, la Prefettura di Verona, il Tribunale di Sorveglianza e la Dda di Torino».

 

 

 

A legare Forti a Travaglio e alla Lucarelli, sempre secondo le accuse, sarebbe il titolo “Benvenuto assassino” (il direttore e l’opinionista si erano indignati per l’accoglienza italiana a dir loro troppo enfatica, in particolare quella di Giorgia Meloni che aveva ricevuto Forti al suo sbarco a Roma) con il quale Il Fatto quotidiano ha aperto la prima pagina quando, lo scorso 19 maggio, l’ex velista è tornato in Italia.

 

QUESTIONI POLITICHE

La realtà è che Chico, dopo 24 anni di carcere duro negli Usa, ora qui in Italia (dove finalmente ha una vita da prigioniero più umana e decorosa) si trova però a dover affrontare, pericoli e minacce nuove, trappoloni a lui finora sconosciuti: le questioni, cioè, che legano il suo caso alla politica. Ogni suo gesto è strumentalizzato, ogni sua parola viene utilizzata a piacimento (e spesso travisata) e chiunque sta a contatto con lui - che sia un detenuto invidioso o qualcuno che non lo stima particolarmente - diventa un rischio, una miccia in grado di scatenare polemiche e caos semplicemente buttandola in politica. E forse non è una casualità che tutto questo nuovo clamore sia uscito dopo le elezioni europee e dopo un periodo di silenzio, in cui chi lo assiste stava cercando di pensare e organizzare un percorso che potesse riportare Chico sui binari più vicini possibili - compatibilmente con la legge - alla normalità.
Invece no, ecco le nuove accuse. Per certi tratti anche un po’ strane: Chico, che negli Usa è stato condannato come mandante di un omicidio, avrebbe cercato di istigare qualcuno a delinquere anche in Italia...

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