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Ora anche il cibo diventa patriarcale: se quello ricco è il maschio bianco...

Alberto Busacca
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«Il gender gap esiste anche nel cibo». Con questo titolo, ieri, Repubblica presentava un estratto dal libro La natura bella delle cose, scritto dalla presidente di Slow food Barbara Nappini. «Il gender gap esiste anche nel cibo»: ecco, indubbiamente una frase che incuriosisce, che fa venire voglia di leggere. E allora leggiamo: «Si dice pasta madre, lievito madre, madre terra: non padre, madre. C’è un intrinseco legame femminile col nutrimento nell’immaginario collettivo». Sì, è vero, si dice lievito madre e pasta madre, ma dov’è il problema? Perché viene considerato sminuente?

Andiamo avanti per provare a capire: «Il femminile si lega al cibo in termini di naturale intimità: alla nostra venuta al mondo, il primo atto che ci garantisce di sopravvivere è il dono del latte materno, cibo d’amore che proprio da una donna riceviamo. Quell’intimità così profonda e corporea, stupefacente portento grazie al quale le femmine riescono a produrre il siero che garantisce sopravvivenza e forza al neonato». Eh già, si dice anche latte materno. Ma, come spiega la stessa autrice, è una cosa bella, quasi magica, perché si parla di un «siero che garantisce sopravvivenza e forza» che possono produrre solo le donne, le mamme... il problema, evidentemente, non è nemmeno qui...

 


Andiamo ancora avanti: «Non sempre però il legame del femminile col cibo ha un’eco positiva: io stessa, quando cerco di spiegare la mia visione di un sistema patriarcale pervasivo che preserva un tetto di cristallo sopra la testa delle femmine, lo faccio richiamando la metafora della catena alimentare. Una catena alimentare in cui i maschi bianchi ricchi sono in cima, al sicuro, mentre le bambine (ancor più se povere e appartenenti al Sud del mondo) sono in fondo, predate da tutti». Eccolo, il problema. Anche prendendo per buona l’idea dei ricchi bianchi cattivi, però, non è chiaro il senso della distinzione di genere. In cima alla catena alimentare non ci sono anche le donne bianche ricche? E, soprattutto, perché i bambini poveri del sud del mondo sarebbero privilegiati rispetto alle loro sorelline? La vera questione, tema poi toccato anche dalla Nappini, è casomai che troppo spesso c’è ancora uno squilibrio nei lavori domestici, con la donna vista «come custode della cucina e della dispensa». Ma questo col maschio bianco ricco e coi guai del sud del mondo c’entra poco. E, a dirla tutta, c’entra poco anche col lievito madre...

 

 

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