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Yara Gambirasio, la famiglia denuncia Netflix: "Siamo indignati", cos'hanno trasmesso

La famiglia Gambirasio

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"Siamo indignati. Faremo un esposto al garante della Privacy: c'è stata un'incursione nella vita di questi genitori senza che ci fosse una reale necessità e senza chiedere alcuna autorizzazione": gli avvocati dei genitori di Yara Gambirasio, la 13enne uccisa nel 2010, si scagliano contro Netflix per la docuserie su Massimo Bossetti, l'uomo condannato all'ergastolo per la morte della ragazza. I legali hanno spiegato al settimanale Giallo che per la madre e il padre di Yara, Fulvio Gambirasio e Maura Panarese, la riproduzione delle intercettazioni è stata "un'incursione" nella loro vita. 

La serie finita nella bufera, "Il Caso Yara: oltre ogni ragionevole dubbio", è uscita su Netflix lo scorso luglio. Mentre gli audio che sono stati mandati in onda e che i genitori di Yara volevano rimanessero privati sono quelli che Maura Panarese inviò al telefono della figlia nelle ore successive all'omicidio, quando la 13enne era scomparsa e non si sapeva ancora che fosse stata uccisa. La famiglia della vittima, insomma, ritiene questi audio privati e non necessari al racconto della storia. Secondo loro, le intercettazioni non rientrerebbero tra i documenti che attengono al diritto di cronaca. Tra l'altro, non erano nemmeno agli atti dell'inchiesta e non sono mai confluite nei processi.

 

 

 

Già nei mesi scorsi il legale della famiglia di Yara aveva detto di aver visto la docuserie e di aver ravvisato "un taglio innocentista". Per lui, in particolare, "è evidente che è costruita per convincere gli spettatori che quel signore (Bossetti) è innocente". 

 

 

 

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