Sono lontani i tempi de "Il pastore tedesco", la storica prima pagina al limite della blasfemia de il manifesto per annunciare l'elezione di Papa Ratzinger. Oggi la redazione più rossa d'Italia sceglie un altro titolo ad effetto per la nomina del cardinale americano Robert Francis Prevost al Soglio pontificio: "La fossa del Leone", un tipico gioco di parole con Leone XIV, il nome con cui passera alla storia della Chiesa e non solo.
La scelta americana viene letta come "una sorpresa", si esalta la sua presentazione, una invocazione alla "pace disarmata e disarmante" e il richiamo al bisogno di "ponti". Tutti elementi che hanno mandato in brodo di giuggole i leader della sinistra italiana, da Elly Schlein a Nicola Fratoinni e Giuseppe Conte, compreso chi per ovvi motivi dovrebbe ritenersi parecchio lontano dall'agenda di qualsiasi Pontefice. Eppure tirare per la giacchetta (anzi, la tonaca) pure i Papi è diventata una moda non solo dei partiti.
Prevost, l'agostiniano Usa e quelle ombre sui preti pedofili
«Il meno americano tra gli americani» è il cardinale Robert Francis Prevost, vescovo di Chiclayo in P...Non a caso sempre il manifesto sottolinea: "Dal Vaticano una mossa che più politica non si può e che annuncia battaglia sul terreno di Trump e Vance". Eccolo qua, l'augurio di buon Pontificato: una bella "guerra ideologica" tra il Vaticano e la Casa Bianca. E per la serie corsi e ricorsi: "Il primo Papa a chiamarsi Leone era stato Leone Magno, nel V secolo d. C., un'epoca caratterizzata dalla disintegrazione dell'Impero romano d'Occidente". Peccato invece che l'ultimo Leone, Leone XIII, quello dell'enciclica Rerum Novarum, fondamentale per ridisegnare il ruolo della Chiesa nel mondo dopo la perdita del suo immenso potere temporale, fosse un fiero avversario dell'ideologia socialista che si andava affermando in Europa.
