I segreti di Orino tra Gerry Scotti e pesche sciroppate

Un posticino che farebbe ricredere quelli che dubitano del Varesotto per un pasto. È l’epitome di quelle terre: caprini, castagne, funghi, salumi, miele e candore
di Andrea Tempestinivenerdì 16 maggio 2025
I segreti di Orino tra Gerry Scotti e pesche sciroppate
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Va dove ti porta il cuore: Orino, che se chiedi a ChatGpt di scriverti un saggio, su Orino, lo introduce parlando di «fascino senza tempo tra storia e natura». Oserei dire perfetto. Il borgo nel Varesotto è un gioiello nascosto, oltre che un pezzo di cuore (vedi incipit). Nonno vi comprò una casa nel bosco. Orino assurse a brevissima notorietà quando venne citato in non so quale quiz di Gerry Scotti (Medioevo televisivo): se si azzeccava la chiave buona per aprire la portiera si tornava a casa con un’auto nuova, altrimenti il premio di consolazione era un weekend a Orino con annesso vasino da notte (giuro). Il pernottamento all’Hotel Belvedere, chiuso ormai da così tanti anni che dalle crepe nei muri sgorgano pianticelle. Il venerdì sera, in una sala del Belvedere interdetta ai bimbi, ai tavoli servivano ragazze in déshabillé. In quel posto, nudità o meno, non si mangiava poi troppo bene.

Che c’azzeccano Orino e il Belvedere con la cucina? Il gancio, forse non così solido, è che pochi territori in Italia godono di pessima fama culinaria quanto il Varesotto. Non del tutto peregrino come giudizio, eppure- questioni di cuore – alcune delizie periferiche possono minare il (pre)giudizio. Per primi i “Brutti e buoni”: piemontesi, dite voi? Bene, l’origine è contesa tra Borgomanero e la fierissima Gavirate, ove la Pasticceria Milano offre una versione superlativa del dolcetto, biscotto secco e sbriciolone, un informe impasto di mandorle, nocciole, zucchero, albume e una punta di vaniglia.

Poi c’è il lago di Monate, di cui molti ignorano l’esistenza: le acque sono tra le più cristalline d’Italia; uno scrigno tra le frasche prealpine che custodisce un relativo e sublime segreto. Mettiamoci poi le “perzic di Munà”, le pesche di Monate, ahinoi oggi rare e preziose: un microclima unico rende la polpa dolce e compatta ma non farinosa, profumate, perfette anche per una versione sciroppata con pochi rivali (il prodotto si celebra ogni anno alla sagra di Travedona). Il formaggino di capra della Valcuvia è espressione di sapore assoluto; c’è anche il bettelmatt varesino (anche qui si compete con il Piemonte), formaggio stagionato di latte vaccino crudo, la sincerità della stalla, un’intensa esplosione di sapidità ed erbette inadatta a chi non ama la brutalità dell’esistenza. Al Brinzio c’è un posticino- chiamatelo agriturismo, ma che orrore la parola agriturismo! -, pochi tavoli nel verde assoluto e un paio di mesi di attesa per sedersi. Un posticino che farebbe ricredere quelli che dubitano del Varesotto per un pasto. È l’epitome di quelle terre: caprini, castagne, funghi, salumi, miele e candore. Il nome non lo rivelo perché è una questione di cuore e le questioni di cuore vanno ben custodite.