Sia istituita la giornata per le vittime di malagiustizia

Paese civile non deve conoscere la paura dell’errore, e semmai interrogarci sul da farsi quando esso è riconosciuto
di Francesco Storacegiovedì 22 maggio 2025
Sia istituita la giornata per le vittime di malagiustizia
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Leggi le cronache su Garlasco e ti chiedi, altro che se sei legittimato a chiederti: la malagiustizia esiste o no? Eh già, perché in un caso come nell’altro c’è chi ha sbagliato allora o chi sbaglia adesso. E davvero l’opinione pubblica ha il diritto di restare attonita. E che ci sia grandissima attenzione lo testimoniano gli indici di ascolto delle tv: tutti incollati agli schermi non appena si parla del delitto Poggi. Ne consegue un’altra domanda, rivolta al governo: non è il caso di riportare in aula, per non farla inghiottire in commissione, quella bella proposta di legge che istituiva la giornata nazionale dedicata alle vittime degli errori giudiziari?

La individuava nel 17 giugno, data dell’arresto di Enzo Tortora. La magistratura ha protestato perché nessuno deve sapere che in questo Paese si arrestano mille innocenti l’anno - il dato viene proprio dai loro processi - e quindi le toghe si preoccupano del giudizio popolare. Eppure si tratta di una proposta assolutamente civile, che stava per essere approvata ed appunto è stata rinviata in commissione. La proposta, partita da Italia Viva con il sostegno di altri esponenti politici, vuole far luce proprio sulle vittime di malagiustizia attraverso eventi di sensibilizzazione, in particolare nelle scuole, per promuovere i valori del giusto processo e della presunzione di innocenza. Chi può essere contro una proposta del genere? Ma è ovvio, i soliti torturatori del M5S, Che quando sentono parlare di giustizia si schierano con i magistrati a prescindere: per loro errori giudiziari non esistono.

E poi, con non poca sorpresa, anche quel Pd che un tempo faceva professione di garantismo, che si è astenuto quando il testo è arrivato per la prima volta in commissione. La scusa? Le perplessità sulla definizione degli errori giudiziari - uno che sta in galera e poi viene rimesso in libertà dopo anni evidentemente non basta - e poi l’intitolazione della giornata a Enzo Tortora, come se non fosse accaduto nulla nei suoi riguardi. Non a caso la figlia del popolare giornalista e conduttore tv, Gaia Tortora, ha criticato con severità proprio la posizione del Nazareno, bollata come «vergognosa», accusando il partito di allinearsi alle posizioni dell’Associazione Nazionale Magistrati che si è opposta alla proposta, temendo per la credibilità del sistema giudiziario di fronte alla pubblica opinione. Ci hanno già pensato loro stessi, per la verità, con quel gran numero di casi già noti. Va anche riconosciuto che nello stesso Pd ci sono alcuni parlamentari come Lia Quartapelle che hanno espresso disappunto per l’astensione, chiedendo una revisione della posizione del partito. Restano però gli ostacoli, dopo il rinvio in commissione, e chissà quando mai il testo tornerà di nuovo in aula. Magari proprio il caso Garlasco potrebbe almeno far riflettere sull’opportunità di tirare fuori dal buio in cui è stata ficcata la legge sulla giustizia confusa, chiamiamola così. Un Paese civile non deve conoscere la paura dell’errore, e semmai interrogarci sul da farsi quando esso è riconosciuto. Ma qui - lo sappiano già rischiamo di nuovo gli strali dell’associazione magistrati: quando sbagliano non vogliono pagare mai. Mica sono cittadini comuni...