Da oggi si fa sul serio, inizia quella che può essere definita la fase cruciale. Perché da oggi le “nuove prove” - se davvero ce ne sono - devono saltar fuori. O comunque, elementi che possano fornire un quadro credibile per spiegare, finalmente al di là di ogni ragionevole dubbio, ciò che successe quella maledetta mattina del 13 agosto 2007 nella villetta di Garlasco, in provincia di Pavia. Dove la povera Chiara Poggi fu trucidata: aveva soltanto 26 anni. Per quel brutale omicidio, com’è noto, venne condannato Alberto Stasi, che di Chiara era il fidanzato. Una vicenda processuale altalenante: Stasi fu assolto per ben due volte, e alla fine condannato a 16 anni di reclusione. Qualche mese fa la procura di Pavia, evidentemente convinta che della vicenda ancora tanto debba essere scoperto, ha riaperto l’inchiesta. Con un unico indagato (almeno per ora): Andrea Sempio, oggi 37enne, all’epoca assiduo frequentatore di casa Poggi in quanto grande amico di Marco, il fratello di Chiara. I magistrati hanno quindi riaperto i faldoni, riconsiderato tutte le tracce, evidenziato come a molte di queste non fosse stata prestata la necessaria attenzione. Un’inchiesta tutta da rifare, insomma.
ACCERTAMENTI IRRIPETIBILI
Ed ecco che si arriva all’oggi. Comincia il cosiddetto “incidente probatorio”: in sostanza, si tratta di acquisire certe prove nella fase delle “indagini preliminari” perché, ora del processo, potrebbero deperire, o comunque sarebbero difficili da ottenere - e per questo si parla di “accertamenti irripetibili”. Per esempio, c’è da capire se una certa impronta digitale può essere riferibile a un certo soggetto: i periti nominati dal gip - il giudice per le indagini preliminari, per l’appunto - eseguono l’analisi davanti e insieme a quelli a loro volta nominati dalle parti in causa - dunque gli avvocati di indagati, condannati o parenti della vittima - in modo che tutti siano presenti e tutti possano essere sicuri della correttezza degli esami e dei relativi risultati. E di certo i confronti saranno quantomeno serrati, fra gli scienziati coinvolti. In questo senso, è significativo che la difesa di Sempio abbia deciso di ampliare la propria squadra con un altro esperto, un dattiloscopista (la dattiloscopia è lo studio delle impronte digitali) che affiancherà l’ex comandante del Ris dei carabinieri Luciano Garofano, a capo del team: è Luigi Bisogno, ex ispettore superiore della Polizia di Stato in pensione dal 2010, che ha lavorato come esperto di impronte e scena del crimine per quasi 25 anni al Gabinetto Interregionale della Polizia Scientifica della Questura di Napoli, occupandosi di diversi casi di omicidio.
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E dunque, per quanto riguarda il delitto di Garlasco, sono tanti gli elementi che saranno analizzati. Gli esperti lavoreranno sul materiale ritirato giovedì scorso nella caserma milanese dei Carabinieri e all’Istituto di Medicina Legale di Pavia. Ma per prima cosa esamineranno i ver bali di custodia dei reperti redatti all’epoca delle prime (criticate) indagini: chili ha prelevati e con quali modalità, come sono stati conservati, in modo da comprendere se possano ancora risultare processualmente credibili. E poi si concorderà un programma su come procedere e in che tempi, “scalettando” i diversi reperti da analizzare. Vediamo quali sono: secondo gli inquirenti, è in queste tracce che si celano gli elementi necessari per scrivere la storia definitiva di una vicenda che sta appassionando il Paese come non succedeva da tanto tempo.
Ci sono innanzitutto le fascette paradesive utilizzate nel 2007 dal Ris di Parma per rilevare impronte digitali sul luogo del delitto. E fra queste, la famosa “impronta numero 10”, quella ritrovata all’interno della porta di casa e non ancora attribuita, visto che è stato accertato non appartenere né a Stasi né a Sempio, e che gli inquirenti ritengono di grande im portanza. E anche la famosa “impronta 33”, quella invece che si dice possa essere di Sempio - in passato si disse che le impronte di Sempio si trovavano lì proprio per via del fatto che il ragazzo spesso si trovasse in quella casa - e che però si deve accertare se “contenesse” (termine tecnicamente improprio, ma è per capirsi) sangue, cosa che dimostrerebbe la presenza dello stesso Sempio al momento dell’omicidio.
DNA E YOGURT
Altri accertamenti importanti sono quelli relativi al materiale genetico. In particolare, al centro dei test ci sarà il Dna estrapolato dalle unghie di Chiara: nel processo che si concluse nel 2015 con la condanna di Stasi fu definito “anonimo”, ma le nuove tecnologie utilizzate avrebbero consentito ai pm di attribuirlo proprio a Sempio. Molti esperti ritengono che posso trattarsi di “contaminazione indiretta”: Sempio spesso utilizzava il computer di casa Poggi, lo stesso usato anche da Chiara, e in questo modo il materiale genetico sarebbe casualmente passato proprio sulle unghie della vittima. È probabile che su questo punto i periti discuteranno non poco. E poi ci sono i reperti ottenuti dalla spazzatura di casa Poggi, con anche i resti della colazione consumata la mattina del delitto: deu vaschette di yogurt Fruttolo, una confezione di Estathè, cannucce e cucchiaini di plastica, il cellophane della confezione di biscotti e cereali Special K, una buccia di banana: anche questi elementi saranno analizzati in profondità, per verificare che non ci siano tracce genetiche che potrebbero appartenere all’assassino, il quale - qualora fosse stato un conoscente di Chiara - avrebbe potuto consumare uno di questi alimenti prima di uccidere. Ecco, come detto, da queste analisi - i cui risultati dovrebber arrivare in un paio di mesi, forse meno - potrebbero emergere elementi importanti. Certo, se così non fosse l’impianto investigativo ne uscirebbe notevolmente ridimensionato. Il giallo continua.