Gualtieri fa causa a Totti: la battaglia legale che scuote Roma

di Simone Di Meolunedì 23 giugno 2025
Gualtieri fa causa a Totti: la battaglia legale che scuote Roma
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Altro che i difensori delle squadre avversarie. Come sta marcando stretto Francesco Totti, il sindaco Roberto Gualtieri, nessuno mai. E pensare che il primo cittadino (che è pure sfegatato tifoso giallorosso) non ha esitato a ripartire all’attacco dell’ex capitano della Roma per un presunto abuso edilizio. Oggetto del “contropiede legale” è un deposito di 60 metri quadrati realizzato nella villa del Pupone all’Axa, quartiere residenziale tra Casal Palocco e Infernetto, abitato da professionisti, vip e famiglie dell’alta borghesia capitolina. Un angolo di quiete fuori dal grande raccordo anulare, dove la privacy è sacra e i metri quadri valgono oro.

Qui sorge la residenza dell’ex numero dieci: 30 vani distribuiti su oltre 460 metri quadrati, una piscina privata, comfort da resort e un valore di mercato che, secondo stime recenti, potrebbe superare i 2,5 milioni di euro. Ma il cuore della disputa non è la maestosa struttura principale, bensì quell’area di servizio — considerata una sorta di “magazzino” — realizzata vicino alla vasca azzurra. Secondo il Campidoglio, quella porzione non sarebbe conforme alle normative urbanistiche vigenti. E, come tale, dev’essere rimossa.

La vicenda, in realtà, non nasce oggi. Il primo fischio d’inizio risale al 2016, quando gli uffici tecnici del Comune di Roma notificarono la contestazione all’ex calciatore, a quel tempo ormai a un passo dall’addio all’Olimpico. Dopo un lungo batti e ribatti fatto di consulenze, perizie e rilievi, frattempo è arrivato il primo verdetto con il Tar del Lazio che ha dato ragione a Totti, annullando il provvedimento sanzionatorio del Comune e dichiarando la legittimità del deposito dell'Axa.

L’amministrazione però non ha mollato la presa e, a febbraio di quest’anno, ha rilanciato il pressing sul fantasista con un’impugnazione davanti al Consiglio di Stato, che sarà chiamato a esprimersi il prossimo 8 luglio in maniera definitiva.

Il procedimento davanti ai giudici del Tribunale amministrativo regionale avrebbe però subito una deviazione inaspettata: secondo quanto sostenuto dai legali del Campidoglio, il passaggio dal processo cartaceo a quello telematico avrebbe causato un vero cortocircuito. «C’è stato un difetto procedurale che ha impedito al Campidoglio di difendere la sua tesi», spiegano i legali del Municipio, puntando il dito contro una notifica errata che li avrebbe lasciati fuori gioco. In altre parole, la posizione del Comune sarebbe stata compromessa per uno sbaglio tecnico, impedendo ai suoi avvocati di presentare la propria linea in udienza e consentendo a Totti di segnare a porta vuota, insomma.

Da qui la nuova marcatura del sindaco Gualtieri, che — romanista dichiarato — sembra aver preso a cuore questa partita più di un derby con la Lazio. Il suo tackle su Totti, in questo caso, è istituzionale e rigorosamente in giacca e cravatta. Ma il clima da cartellino giallo resta. E sul piano pubblico la sfida ha tutto il sapore di un rigore da decidere al Var. E così l’ex Re di Roma si ritrova a fronteggiare un’altra grana da aggiungere alla sua già affollata agenda legale. Dopo il lungo confronto in tribunale con Ilary Blasi perla separazione e la gestione del patrimonio familiare, ora è il turno di un’altra difesa, questa volta giocata sui regolamenti edilizi e le mappe catastali del suo buen retiro in quella che è soprannominata la “Beverly Hills” della Capitale. Sul piano simbolico, la vicenda assume tuttavia un valore assai curioso considerato che questa tenacia e questa caparbietà nell’inseguire (giustamente) una presunta infrazione edilizia, commessa da un volto noto come Totti, mal si coniuga con il lassismo e la disattenzione che il sindaco Gualtieri e la sua maggioranza hanno dimostrato, negli anni, nei confronti di chi commette un altro tipo di abusivismo occupando alloggi popolari e intere palazzine. Ma, forse, quelli sono figli di un dio (del calcio) minore.

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