L’ultima idiozia social: fare a gara a chi si scotta di più al sole

di Luca Puccinilunedì 18 agosto 2025
L’ultima idiozia social: fare a gara a chi si scotta di più al sole

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Ragazzi, sul serio, state esagerando. Ché questa non è solo una sfida social, un giochetto (discutibile) per passare l’estate: questa è una scemenza sotto ogni punto di vista. Non fa ganzo al mare, fa cretino su Facebook. Date retta, ci guadagnate zero: è pure rischioso (assai) per la salute. Forse, in spiaggia, era meglio il classico racchettone, se l’alternativa è uno smartphone collegato a TikTok dove imperversa la “sunburn challenge” (che è esattamente ciò che il nome in inglese indica: la sfida a chi si ustiona sotto il solleone di agosto). Funziona così: ti piazzi al sole, senza protezione, sperando non nella tintarella ma in quel colorino rosso aragosta che già sai brucerà per una settimana buona, meglio se non uniforme (i segni del costume, delle mani appoggiate sulla panza, della collanina, del top messo di traverso fanno aumentare i punti), e poi ti fotografi, oppure ti fai un bel video, e condividi in rete le tue immagini modello mozzarella arrostita. L’hashtag #sunburnttanlines, su alcune piattaforme, ha già raggiunto e superato le 200 milioni di visualizzazioni.

Che vogliono dire, scusateci tanto, 200 milioni di pirla, in tutto il mondo, che stanno giocando (letteralmente) con la pelle propria o degli altri. “Pov (che nel gergo internettiano sta per Point of view, punto di vista: ndr): la competizione delle scottature estive? La vinco io”: e via di selfie, scatti, foto non rubate ma orgogliosamente regalate al maremagnum dei nerd dietro a un computer che, un tempo, erano bianchicci perché non uscivano mai dalla propria cameretta e, invece, adesso, sono di una tonalità a metà tra una cipolla di Tropea e la divisa di Babbo Natale (solo che siamo a Ferragosto) grazie agli influencer della moda estate 2025. Non è una gran furbata, però. E non lo è perché i rischi per la salute sono troppo alti.

Ma come, a ogni stagione la nonna ci ricorda di mettere la crema, che altrimenti son dolori, e adesso spopola il trend di chi si ustiona per gioco? Abbronzarsi non è uno scherzo: è, invece, una “protezione” naturale che il nostro corpo attiva quando viene colpito dai raggi uv. Scottarsi (per carità, succede) stressa molto le cellule cutanee e aumenta addirittura il rischio di tumori della pelle. Perché rischiare? Tanto più che se il primo, in Italia, a lanciare l’allarme è stato il Codacons, il Coordinamento delle associazioni a difesa dei diritti dei consumatori, pochi giorni fa proprio il ministero della Salute, tramite il direttore generale del dipartimento per la Salute umana, ci ha messo un punto fermo («È noto che l’esposizione incontrollata ai raggi solari», ha scritto in una nota Alessio Nardini, «senza le adeguate precauzioni sia un fattore di rischio scientificamente accertato per diverse patologie dermatologiche, tra cui il melanoma») e ha ipotizzato di valutare «la possibilità di interagire con le piattaforme social» e di prendere in considerazione l’eventualità di «investire l’Agcom della problematica per valutare le azioni da intraprendere», magari coinvolgendo la polizia postale se «emergesse la presenza di contenuti che possano configurare fattispecie di reato o che mettano in pericolo i minori». Nel frattempo, ragazzi, state all’ombra che è meglio.