Voti e compiti addio: così si svaluta la scuola

Ci eravamo illusi quando pensavamo che certe degenerazioni pedagogiche che hanno accompagnato la scuola italiana in un recente passato fossero state archiviate
di Corrado Oconemartedì 2 settembre 2025
Voti e compiti addio: così si svaluta la scuola

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Ci eravamo forse illusi quando pensavamo che certe degenerazioni pedagogiche che hanno accompagnato la scuola italiana in un recente passato fossero state messe definitivamente in archivio, vuoi per la benemerita azione del Ministro Valditara vuoi perché lo “spirito dei tempi” è innegabilmente mutato. Al peggio però non c’è mai fine e la notizia che arriva da Piacenza ce lo conferma, oltre a lasciarci letteralmente basiti. La sperimentazione che probabilmente partirà già quest’anno nella scuola media afferente alla Fondazione Licei San Benedetto destruttura così radicalmente le millenarie pratiche con cui si è da sempre trasmesso il sapere da annullarle tutte e finendo per far scomparire... la scuola stessa!

Fra la scuola e la società semplicemente non ci saranno più barriere e differenze, diventando la prima una sorta di “non luogo” ove scompariranno i docenti (che al massimo saranno “registi” alla mercé di studenti e genitori); saranno eliminati i voti e le valutazioni; tutto varrà tutto; e ognuno sarà posto sullo stesso piano degli altri e invogliato a restarvi perché il merito e il sacrificio sono visti come un fattore perturbante generatore di conflitti e diseguaglianze.

Apprendiamo che questa scuola-non scuola nasce dalle idee messe a punto da un pedagogista di nome Daniele Novara, che si definisce counselor e formatore e che, giusto per essere chiaro sulla «cultura» di fondo che anima la sua attività, ha fondato il CCP, il Centro psicopedagogico perla pace e la gestione dei conflitti. Un nome che riesce a mettere insieme le utopie psicopedagogiste che hanno rovinato la scuola nel “lungo Sessantotto italiano”, il pacifismo astratto delle “anime belle” e la svalutazione dei conflitti, anche interiori, come strumenti di crescita e maturazione individuale e collettiva.

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INSEGNANTI SOTTOVALUTATI
In sostanza, tutti elementi fatti per piacere a quei “buoni democratici” che, scardinando il principio di autorità (e autorevolezza) che ha accompagnato la nostra storia, hanno posto al centro del processo educativo gli studenti e svalutato da tutti i punti di vista (anche quello della reputazione sociale) il ruolo degli insegnanti. Che a promuovere l’adozione del Metodo Novara nella scuola piacentina sia, oltre al CCP, l’Associazione Scuole Genitori è altamente significativo: figli spesso dell’età dell’assemblarismo e del democraticismo a buon mercato, molti genitori sono diventati col tempo sindacalisti dei propri figli, abdicando al ruolo di formazione e collaborazione con gli insegnanti che dovrebbe essere loro proprio. «Puntiamo a far lavorare gli alunni piuttosto che far parlare i docenti - puntualizza Novara - con metodi molto sociali e basati sulla condivisione dei compiti, passando dall’antico metodo lezione-studio-interrogazione a un approccio che punti a valutare i progressi degli alunni, in modo che la loro motivazione venga sempre tenuta altissima».

Non è difficile immaginare i risultati dell’operazione: giovani chiamati ad imparare da loro stessi, facendosi domande a vicenda, non potranno che persistere in quello stato di ignoranza che è proprio della loro età. Non immagineranno minimamente cosa sia la vera cultura. i cui elementi possono essere appresi solo attraverso una lenta ma costante opera di “mediazione” esercitata dai docenti, nonché attraverso un’opera di controllo e sacrificio su se stessi. Come sempre accade, i più abbienti si rivolgeranno allora alle scuole di élite o private per l’educazione dei propri pargoli, mentre la “scuola democratica” perpetrerà, in una sorta di gioco delle parti, l’ignoranza e la sudditanza sociale dei più deboli.

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