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Murano, ragazzi sempre al cellulare? Ma se giocano a calcio si beccano una multa

Un gruppo di ragazzini tra gli 11 e i 13 anni lo scorso 12 settembre è stato sanzionato con una multa di 50 euro a testa per aver giocato a pallone nell’area delle ex Conterie
di Dario Mazzocchilunedì 29 settembre 2025
Murano, ragazzi sempre al cellulare? Ma se giocano a calcio si beccano una multa

(Pixabay)

3' di lettura

Dice, l’uomo qualunque con il dito sempre alzato, che i ragazzi di oggi hanno il cervello atrofizzato dai cellulari, che non sanno più stare assieme e che non conoscono le gioie della vita. Difficile dargli torto a vedere i giovani che si muovono ingobbiti per strada o sui mezzi pubblici con lo sguardo rapito dallo schermo dello smartphone, prolungamento anatomico del braccio. Però il pressapochismo è un male peggiore. Capita così che, a Murano, un gruppetto di ragazzini tra gli 11 e i 13 anni lo scorso 12 settembre sia stato sanzionato con una multa di 50 euro a testa per aver giocato a calcio nell’area delle ex Conterie, una volta zona di vetrai e oggi recuperata per essere punto di ritrovo anche per i giocatori del Venezia in ritiro: alcuni residenti hanno avvertito i carabinieri che sono prontamente arrivati, hanno quindi convocato i genitori in caserma e hanno comminato la sanzione.

Nella società odierna, che sembra non essere in grado di stare al mondo senza regolamenti e divieti, il campo Pino Signoretto, luogo in cui è avvenuto il misfatto che ancora oggi tiene banco, non è compreso nel novero degli spazi in cui è possibile giocare all’aperto, mentre è consentito in campo San Bernardo e al parco Angeli, ma solo se si hanno undici anni, altrimenti no. «Il campo San Bernardo è pieno di bar, panchine e tantissima gente», hanno fatto presente i disturbatori della quiete pubblica in una lettera ispirata dalla loro docente di italiano che, pur spiegando il motivo per cui le forze dell’ordine sono intervenute, ha stimolato il loro gesto civico.

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«Invece di multare dei bambini che vogliono solo giocare pensate a problemi più gravi come i borseggiatori, i padroni dei cani che non raccolgono i bisogni, i vandali che distruggono le nostre città», ha fatto notare uno degli autori. Gli fa eco un altro giovane firmatario: «Io vorrei capire come dobbiamo crescere... Col telefono no, col pallone no, giocando no». Eh, caro ragazzo, è una bella domanda e andrebbe posta all’uomo qualunque con il dito alzato che va lamentandosi quotidianamente che «ai miei tempi» ci si rimboccava le maniche, si stava assieme, ci si sbucciava le gambe sull’asfalto correndo dietro a un pallone, «avevamo poco, ma eravamo felici» e – dato che siamo un popolo di allenatori – «avevamo i campioni perché c’erano gli oratori e giocavamo sempre a calcio». Poi finisce per telefonare al parroco perché i bambini urlano troppo mentre si immaginano fuoriclasse al campetto vicino a casa. O per allertare i carabinieri per i rumori molesti dalla strada e interrompere i sogni dei piccoli pestiferi.

Alla retorica si potrebbe controbattere con la stessa moneta, buttandola sul patetico, come ha fatto la madre di uno dei ragazzi fermati per i disordini alla stazione Centrale di Milano di lunedì scorso, in occasione del corteo pro-Palestina. «Non si può negare il diritto allo studio», ha dichiarato la signora, fingendo di non sapere che, se suo figlio ci tenesse davvero al diritto allo studio, sarebbe stato a scuola e non a spaccare tutto. Meglio lasciare la retorica ai teppisti e muoversi invece d’astuzia. Meglio darsi nuovamente appuntamento con gli amici alle ex Conterie per esultare per un gol ben assestato e domandare all’uomo qualunque, con il dito alzato e pronto ad avvisare la pubblica sicurezza: «Si decida, buon uomo, le mancano i suoi vecchi tempi, o no?».

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