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L’abbaglio di Assisi: alla Marcia della Pace usano l'atea "Imagine"

I pacifisti usano il brano di John Lennon a casa di San Francesco: una plastica dimostrazione del fatto che non ci stanno capendo niente
di Tommaso Lorenzinilunedì 13 ottobre 2025
L’abbaglio di Assisi: alla Marcia della Pace usano l'atea "Imagine"

3' di lettura

La marcia della pace di Assisi, appuntamento ottobrino fisso del calendario pacifista che si rinnova dal 1961, una partecipazione trasversale di persone e personaggi accalcati sotto una bandiera arcobaleno e simboli di derivazione hippie/sessantottina che già ne denotano lo spirito intrinseco. Una folla imponente dietro al grande striscione con la scritta “Fraternità”.

E fin qui va bene, de gustibus... Il fatto è che a forza di marciare ci si stanca e quando siamo stanchi si prendono abbagli. Perfino colossali, come quello rappresentato dallo slogan scelto per questa edizione: «Imagine all the people». Immediato il rimando a Imagine di John Lennon, canzone assurta a simbolo di pace e talmente citata e utilizzata da essersi ormai consumata. Chissà che tensione e che fumo dalle meningi durante le riunioni indette per decidere la frase-manifesto da piazzare sui volantini, sulle magliette, sui cappellini. Da tale sforzo collettivo di creatività è uscita questa inedita genialata che almeno qualcuno avrebbe potuto far notare essere totalmente in contraddizione con l’idea della manifestazione svoltasi ieri.

Lennon attacca il pezzo infatti con «Imagine there’s no heaven/ It’s easy if you try», «Immagina che non ci sia il paradiso/ è facile se ci provi», e più avanti rincara: «... And no religion too», «...E neanche la religione». Ecco, immaginate una massa di pellegrini camminare per 24 chilometri con queste parole in bocca, da Perugia diretti a casa di San Francesco, un ragazzo che ha sterzato la sua vita dissoluta proprio in direzione della ricerca del paradiso, abbracciando il cristianesimo, votando la sua vita all’emulazione fedele di Gesù, culminata nella ricezione delle stimmate dopo la sua preghiera di contemplazione sul Monte della Verna. Del resto, se il parterre di spicco della passeggiata era composto dalla segretaria del Pd Elly Schlein, dal presidente del M5S Giuseppe Conte, dalle guide spirituali di Avs, Nicola Fratoianni ed Angelo Bonelli, e perfino dai parlamentari che erano a bordo della Flotilla, dove altro si poteva andare a finire se non in una farsa continua?

Flavio Lotti, il presidente della Fondazione PerugiAssisi, ha ammonito di non chiamarla «marcia per la pace perché questa è una marcia per la giustizia, per la legalità e per il diritto», aggiungendo che tutta questa gente «non si vedeva dal 2001 quando ci fu pochi giorni dopo l’invasione dell’Afghanistan seguita all’attacco alle Torri Gemelle». E noi che pensavamo che fossero i Talebani quelli cattivi...

Ma forse ci eravamo sbagliati. E magari ci siamo sbagliati anche a leggere un altro passaggio del brano di Lennon? «Imagine there’s no countries/ It isn’t hard to do/ Nothing to kill or die for...», «Immagina che non ci siano patrie/ Non è difficile farlo/ Nulla per cui uccidere o morire...». Ecco, chi lo dice ai gazawi e ai terroristi di Hamas, che da decenni muoiono e uccidono per la loro Palestina, che questa storia della Patria, dello Stato indipendente e della religione è una balla? Glielo spiegherà forse Francesca Albanese, che ha preso la parola a fine marcia (sì, era presente anche ad Assisi, ormai è dappertutto, forse ve la siete trovata anche stamani disegnata sulla tazzina del caffè al bar)?

E chi lo spiegherà a quelli dell’Anpi (c’erano svariate delegazioni anche di loro, figuriamoci se se ne perdono una...) che da ottant’anni cantano in qualsiasi occasione «stamattina, mi son svegliato, e ho trovato l’invasor»? Non ci avete capito niente...