«Definisci bambino. Qualche settimana fa la richiesta di Eyal Mizrahi, il presidente della federazione Amici di Israele, avanzata nel corso di un programma tivù a Enzo Iacchetti, ha sollevato una polemica infinita. Si è detto di tutto, che era stata una boutade insensibile, che non teneva conto del dramma in Medioriente (la frase riguardava i ragazzini di Gaza di cui spesso, quasi sempre, si serve Hamas), che negava l’infanzia di migliaia di giovani e che lo faceva nel modo più abietto, ossia con lo sprezzo della loro dignità. Non era quello il senso delle parole di Mizrahi (secondo uno studio del Jerusalem institute of justice, che a differenza della platea dei social è un ente serio, i bambini che ogni anno hanno frequentato, ben prima del 7 ottobre, i “summer camps” di Hamas sono stati oltre 100mila e in quei ritrovi estivi non si è insegnato loro a giocare a pallone, li si è addestrati militarmente), ma forse non serve attraversare il valico di Erez per capirlo.
Piccoli terroristi, baby reclutatori, fanciulli indottrinati che poi cercano adepti per far ripartire il cerchio: ce ne sono, sempre di più, anche in Italia. “Definisci bambino”: pochi giorni fa il tribunale per i minorenni di Bologna ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare (l’ipotesi di reato su cui stanno indagando le forze dell’ordine è partecipazione ad associazione con finalità di terrorismo) nei confronti di un 18enne ravennate con origini magrebine; spulciando nei suoi computer la digos ha scoperto che navigava assiduamente nel deep-web e, soprattutto, in alcuni siti collegati all’estremismo islamico e alla propaganda jihadista, ma quando gli agenti hanno perquisito casa sua hanno trovato consultazioni di manuali su come costruire ordigni fai-da-te e condivisioni nei gruppi di messaggistica immediata di quegli stessi contenuti.
A Torino preso "il Diavolo": arruolava nuovi jihadisti
E se dopo la tregua arrivasse la guerra? Non quella che abbiamo conosciuto a Gaza in questi due anni, ma quella sporca. ...“Definisci bambino”: la settimana scorsa una vicenda analoga ha coinvolto un adolescente ancora più piccino, uno studente di appena quindici anni, tunisino e residente in provincia di Siena, che è stato prima fermato dai carabinieri di Montepulciano, poi collocato in una comunità e infine, ora, messo al centro di un’inchiesta per arruolamento con finalità di terrorismo internazionale. Sarebbe stato “arruolato” on-line e, a sua volta, avrebbe cercato di fare proseliti tra minori come lui nel mondo del jihadismo digitale. Secondo gli inquirenti toscani a suo carico ci sarebbe un «quadro altamente sintomatico di un percorso di radicalizzazione attraverso il web», dove avrebbe prestato anche una sorta di “giuramento alla jihad” («Sarò un soldato leale, ascolterò e obbedirò, darò la priorità a Lui rispetto a me stesso, spenderò i miei sforzi, i miei soldi e il mio sangue nella via di Dio», avrebbe detto immortalato in un video).
“Definisci bambino”: a luglio, un ragazzino più o meno coetaneo, di sedici anni, di origini iraniane e residente nel Milanese, è stato arrestato in via cautelare per propaganda e apologia del terrorismo, nonché per addestramento finalizzato al terrorismo. Lui si faceva chiamare sui social “l’incubo dei grattacieli” (l’allusione del nickname era all’attentato del 2001 alle Torri Gemelle di New York), inneggiava allo Stato islamico, quindi all’Isis, e incitava i suoi followers al martirio nel nome della guerra santa.
“Definisci bambino”: ancora qualche mese prima, era febbraio, la digos di Bolzano ha letteralmente impedito a un giovane di quindici anni di compiere un attentato neonazista contro alcune persone in difficoltà e di pubblicare quel gesto irricevibile nei meandri oscuri del dark-web. Fa male dirlo, fa male anche sentirlo: però nasconderlo serve a zero. Gli adolescenti, i ragazzini, i bambini (appunto) sono sempre più fragili, sono sempre più isolati, sono sempre più utilizzatori di internet e sono sempre più esposti ai pericoli della radicalizzazione razzista, separatista, religiosa e islamica.
Hamas, la rete in Italia: vogliono spargere sangue, le intercettazioni
Hamas è già fra noi. Con una rete armata, organizzata e pronta a colpire. «Abbiamo gente in Italia e...Quando tre mesi fa la polizia di mezza Italia si è messa a scavare tra Milano, Bergamo, Mantova e Cremona ha portato alla luce 22 casi (le relative perquisizioni sono scattate peraltro pure a Bologna, Arezzo, Oristano, Padova, Genova, Sassari, Cosenza, Messina Firenze e Livorno: segno che non si tratta di un problema circoscritto territorialmente ma esteso a tutto il territorio nazionale) a carico di minorenni di cui il più grandicello aveva diciassette anni e il più piccolo addirittura tredici.
È un fenomeno che non scopriamo adesso, ma è un fenomeno che deve portarci a riflettere (e oggi è il tempo massimo per farlo, tra un po’ sarà troppo tardi): tanto più che, secondo alcuni analisti, il processo di radicalizzazione avviene oramai con tempo notevolmente ridotti, che sono passati dai sedici mesi del 2002 ai dieci mesi circa del 2015, fino a un arco temporale attualmente solo di alcune settimane. Non si tratta di un trend unicamente italiano (in Francia e nel Regno Unito la situazione è la stessa, se non addirittura più grave), tuttavia nel nostro Paese, in due anni e mezzo, almeno dodici minori hanno subito una misura cautelare per accuse legate al terrorismo (cinque di loro solo nella prima metà del 2025) e ben 107 sono stati oggetto di approfondimenti investigativi (la loro crescita è di per sè esponenziale e preoccupante: erano nove nel 2023, sono stati 46 l’anno passato, sono ben 52 nei primi sei mesi di quello in corso).
Chiaramente tutti questi ragazzi sono, in un certo senso, a loro volta, vittime di un sistema di propaganda che fa gioco sulla loro vulnerabilità: ma finiscono per diventare baby-influencer del terrore, da una parte condividendo contenuti neonazi e antisemiti, dall’altra spacciando post di matrice jihadista, che nulla (o poco) hanno di diverso, nelle modalità, nella pratica e nella violenza, dagli adulti che emulano.