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Garlasco, l'affondo di Carlo Nordio: "Bisogna avere il coraggio di arrendersi"

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martedì 28 ottobre 2025
Garlasco, l'affondo di Carlo Nordio: "Bisogna avere il coraggio di arrendersi"

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"A un certo punto, bisognerebbe avere il coraggio di arrendersi": è quanto sostiene il ministro della Giustizia Carlo Nordio in merito al caso-Garlasco, l'infinita vicenda dell'omicidio di Chiara Poggi. Il Guardasigilli, intervenuto alla 16esima edizione del "Salone della Giustizia" ha chiarito la sua posizione sui fatti che da mesi monopolizzano la cronaca nera.

"Fa parte della natura umana occuparsi anche in modo morboso qualche volta di certi delitti, ricordo il processo Montesi, parlo di certi processi dove c'è un certo tipo di violenza e sessualità. Qui però, senza entrare nel merito, i cittadini assistono a un paradosso: ci sono delle inchieste parallele, una si è conclusa anni fa e una persona ha subito degli anni di prigione e poi ne è subentrata un'altra adesso che va in una direzione opposta. Allora, o era sbagliata la prima oppure è sbagliata questa, oppure sono sbagliate tutte e due e allora peggio mi sento", ha rimarcato Nordio.

Nel frattempo, proseguono le indagini su Mario Venditti, l'ex procuratore di Pavia indagato per corruzione in atti d'ufficio. Tra sequestri e dissequestri, gli inquirenti sono a caccia di prove legate a versamenti di denaro da parte della famiglia di Andrea Sempio nei confronti dell'ex pm. Ma secondo il ministro Nordio, tutta questa vicenda sarebbe un groviglio quasi indistricabile.

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"Tutto questo - continua Nordio - non è responsabilità di nessuno perché ci sono dei processi che vanno avanti, indagini che vanno avanti decenni perché la verità non si è mai trovata. Poi però, a un certo punto, bisognerebbe avere il coraggio di arrendersi e dire che il tempo non è solo padre di verità ma anche è anche tempo di oblio, è difficilissimo dopo 20-30 anni ricostruire una verità giudiziaria, lasciamola agli storici. Ma da un punto di vista giuridico ricostruire fatti così risalenti nel tempo, soprattutto quando coinvolgono indagini tecniche come l'esame del Dna o delle tracce ematiche, non è una cosa facile", conclude il Guardasigilli.

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Tuttavia, secondo il ministro gli inquirenti non devono fermarsi: "L'azione penale però è obbligatoria, i pm che stanno seguendo questa seconda inchiesta, io li conosco, sono persone serissime e tra l'altro se sorgono dubbi sulla colpevolezza del primo imputato é giusto indagare, però non conoscendo le carte io prospetto soltanto questa situazione che effettivamente per il cittadino è abbastanza paradossale".