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Ponte sullo Stretto, "due direttive Ue": cosa c'è dietro il no della Corte dei Conti

di Redazione giovedì 27 novembre 2025

2' di lettura

La Corte dei Conti spiega i motivi per cui non ha dato il via libera al progetto del Ponte sullo Stretto di Messina. Secondo i giudici, non si sarebbe tenuto conto di due direttive Ue: una sulla conservazione degli habitat naturali e una sugli appalti. A questo si aggiungerebbe la mancata acquisizione del parere della Autorità di regolazione dei trasporti. La decisione della Corte risale allo scorso ottobre, quando è stato negato il visto e la conseguente registrazione della delibera del Cipess (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica e lo Sviluppo Sostenibile), risalente ad agosto, sul via libera al ponte sullo Stretto. 

Oggi, giovedì 27 novembre, la Sezione centrale di controllo di legittimità della Corte dei Conti ha depositato la deliberazione che rende note le motivazioni della decisione del mese scorso. Come si legge in un comunicato, il Collegio, nell’espletamento del controllo preventivo di legittimità, ha ritenuto di assegnare prioritario rilievo alla "violazione della direttiva 92/43/CE del 21 maggio 1992 relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, a causa della carenza di istruttoria e di motivazione della c.d. delibera IROPI"; alla "violazione dell'art. 72 della direttiva 2014/24/UE, in considerazione delle modificazioni sostanziali, oggettive e soggettive, intervenute nell'originario rapporto contrattuale".

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La Corte, inoltre, rileva la "violazione degli artt. 43 e 37 del decreto-legge n. 201/2011, per la mancata acquisizione del parere dell'Autorità di regolazione dei trasporti in relazione al piano tariffario posto a fondamento del piano economico e finanziario". 

Da Palazzo Chigi, intanto, trapela che le motivazioni della deliberazione della Corte dei conti sul Ponte sullo Stretto saranno oggetto di attento approfondimento da parte del governo, in particolare delle amministrazioni coinvolte, che da subito sono state impegnate a verificare gli aspetti ancora dubbi. Il governo è convinto che si tratti di profili con un ampio margine di chiarimento davanti alla stessa Corte, in un confronto che intende essere costruttivo e teso a garantire all’Italia un'infrastruttura strategica attesa da decenni.

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