Morto suicida in un college tra i più prestigiosi degli Stati Uniti. È questa la drammatica storia di Claudio Mandia, il 17enne che si è tolto la vita nel febbraio 2022 dopo le diverse azioni disciplinari della EF Academy di Thornwood, la scuola newyorkese che frequentava. Claudio, come tutti i suoi coetanei, "era un po’ allergico alle regole, com’è normale alla sua età. Ma non era fragile. Ci sono condizioni che psicologicamente diventano estreme. Pensiamo a 'mani pulite', quanti casi come questo abbiamo vissuto? Gardini era una persona fragile? È la condizione di contrizione e di isolamento che ha vissuto che ha aggiunto dolore alla sofferenza per l’accaduto".
A raccontare la vicenda è Mauro Mandia, il padre di Claudio. Imprenditore del Salernitano, Mauro ripercorre gli ultimi giorni di vita del 17enne e le crudeltà dell'istituto. "Ho una foto di mio figlio quando era in isolamento, trattato come un animale - ripercorre con il Corriere della Sera -. Dissi di fargli scaricare lo stress in palestra. Ce lo portarono, ma quando non c’era nessuno. Assurdo". Dopo la morte di Claudio sono emerse alcune chat che dimostrano che gli insegnanti erano a conoscenza dello stato d'animo dell'alunno. In una, addirittura, "viene deriso. Eppure, i segnali erano chiari. Lo hanno messo in isolamento e lo hanno chiamato confinamento. Un’ipocrisia terminologica".
Il tutto per un compito di matematica copiato… "E pensare che in matematica, l’anno prima, aveva preso il massimo dei voti. Poi è successo quello che è successo. Mia moglie è docente universitaria da trent’anni. Sa che i giovani bisogna capirli, non siamo computer. Dopo aver saputo dell’espulsione, ho scritto alla scuola chiedendo di essere indulgenti, di comminargli una pena che non fosse l’espulsione, perché questo avrebbe danneggiato anche il lavoro didattico che avevano fatto".
Garlasco, i periti su Andrea Sempio: "Nessuna traccia riconducibile"
Lavoro finito per i periti incaricati dalla giudice delle indagini preliminari di Pavia Daniela Garlaschelli di fornire ...A quel punto Mauro decise di confrontarsi "con il preside. Poi con un altro responsabile che cercò di sottolineare la propria professionalità, sciorinando il curriculum. Io incalzai e gli dissi: avete ammazzato accademicamente mio figlio e non vi è bastato. Adesso lo dovete pure torturare con l’isolamento. Non potevo immaginare che appena 24 ore dopo Claudio sarebbe morto davvero. Eppure, stiamo parlando di una scuola da 63.000 dollari all’anno. Non vuoi trattare mio figlio come uno studente? Trattalo almeno come cliente, visto che negli Usa vige la logica economica".
E ora "penalmente il caso è chiuso. Ce lo comunicò il procuratore generale aggiungendo che avremmo trovato 'soddisfazione' in sede civile. È la pena pecuniaria che si sostituisce a quella detentiva. È una questione di diversità culturale. In qualunque modo, sia fatta giustizia". Eppure Mauro, con la moglie e gli altri figli, non intende fermarsi qui: "Stiamo andando contro un mostro. Parliamo di una multinazionale da 50 miliardi di fatturato e 65.000 dipendenti. Quando combatti una battaglia legale in un paese diverso dal tuo, sei straniero sempre. Ma andiamo avanti, perché non accada più".




