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Operazione Utopiadi: così i centri sociali preparano la guerriglia contro Milano-Cortina

di Pietro Senaldimercoledì 24 dicembre 2025
Operazione Utopiadi: così i centri sociali preparano la guerriglia contro Milano-Cortina

3' di lettura

Una festa, questo sono le Olimpiadi. Con una particolarità: anziché costare, rendono. È stato calcolato che i Giochi Invernali di Milano-Cortina 2026 possono generare 5,3 miliardi di valore aggiunto per l’economia italiana, con benefici durevoli per il turismo, l’occupazione, le infrastrutture. Il calcolo è presto fatto: un miliardo e spiccioli saranno spesi direttamente sul posto dai turisti durante le gare, un altro miliardo abbondante è dato dall’effetto cascata, ovverosia dagli arrivi di lungo periodo, gli altri tre miliardi sono le rendite portate dal miglioramento dei trasporti e delle strutture sportive e ricettive. Ci aspetta una gioiosa e lucrosa vetrina e ci presentiamo con buone possibilità di raccogliere soddisfazioni nelle gare, grazie ad atleti di primo livello. Tutto andrebbe bene, se fossimo un Paese normale.

Purtroppo non è così. Prima di essere maestri nello sci infatti siamo campioni del mondo in antagonisti del cervello, nel senso che abbiamo una schiera di fessacchiotti più numerosa dell’esercito di Serse. Piccoli figli di Askatasuna crescono. Gli scemi del villaggio (olimpico) hanno deciso di lanciare la loro contro-manifestazione, le Utopiadi, tre giorni di demenza collettiva annunciati come periodo di «lotta, convergenza, mobilitazione e sport popolare». Tradotto, faranno casino per protestare contro le Olimpiadi. Gli antichi greci, che hanno inventato i Giochi, sospendevano le battaglie quando ardeva la fiaccola sul braciere. I guerrieri incappucciati di oggi invece, un curioso esperimento umano di smidollati ma violenti, coccolati dalla sinistra, non solo da quella estrema, dissotterrano l’ascia di guerra quando vedono profilarsi all’orizzonte i cinque cerchi.

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«Vogliamo riappropriarci di ogni metro sottratto alla collettività dalla speculazione e dalla privatizzazione della città pubblica e dalla devastazione che questo evento sta portando ai territori coinvolti», minacciano gli invasati, inneggiando alla «diserzione».

Sfortunatamente però questi individui non diserteranno. La protesta passiva non è nel loro dna. La parola magica che evocano è “resistenza”. Ma a cosa? Allo sport, al progresso, agli investimenti, alle infrastrutture? Non conta. Resistenza ormai è diventato un grido di malessere esistenziale che legittima lo sfogo violento delle proprie frustrazioni o, peggio, consente un richiamo identitario a nullità che hanno come unico valore il dire “No” a chi vuol vivere normalmente e provare a fare qualcosa.

La speranza è che non finisca come il primo maggio del 2015, quando gli antagonisti del cervello provarono a sabotare un altro evento che diede lustro all’Italia, l’Expo. La manifestazione internazionale, capolavoro dell’amministrazione di centrodestra di Letizia Moratti, che sfruttò al massimo le potenzialità della città trasformata dal suo predecessore, Gabriele Albertini, rilanciò Milano nel mondo, ma non piaceva a no global, antagonisti e teppisti vari, che misero a ferro e fuoco il capoluogo lombardo.

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Fortunatamente il successo della manifestazione cancellò anche il ricordo delle loro violenze e così sarà per le Olimpiadi Invernali con le Utopiadi. La realtà è sempre più forte delle ideologie bislacche. Certo è sconfortante assistere alle iniziative folli di questi ragazzi invecchiati senza crescere che non perdono occasione per cercare la ribalta. Rientra in questa strategia la via crucis che la fiaccola olimpica sta attraversando.

Scritte oltraggiose e iniziative pro-Pal ne seguono il percorso da che è stata accesa. Il pretesto delle proteste è boicottare la partecipazione degli atleti israeliani, che peraltro non eccellono nelle specialità invernali. Lo scopo è disturbare l’ordine pubblico.

È giunto il momento di prendere sul serio questa gente. Il che non significa starli ad ascoltare e compiacerli, come suggerisce e da sempre fa la sinistra, con i risultati sotto gli occhi di tutti, esemplificati dalle gesta e dallo sgombero di Askatasuna, bensì mettere la cittadinanza nelle condizioni di non dovere più subire i soprusi e le angherie che questa gente le infligge.