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Papa Leone, l'omelia di Natale: Gaza, guerre, Bergoglio e la strigliata alla Chiesa

giovedì 25 dicembre 2025
Papa Leone, l'omelia di Natale: Gaza, guerre, Bergoglio e la strigliata alla Chiesa

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Una strigliata alla Chiesa, una citazione di Papa Francesco e un pensiero a Gaza e all'Ucraina, "Mosca e Kiev trovino il coraggio di dialogare". La prima omelia del Santo Natale di Papa Leone XIV è un potente richiamo alla realtà per tutto il mondo cristiano. 

"Il Natale rimotiva una Chiesa missionaria, sospingendola sui sentieri che la Parola di Dio le ha tracciato - sottolinea Prevost dal balcone di San Pietro, prima della tradizionale benedizione Urbi et Orbi -. Non serviamo una parola prepotente – ne risuonano già dappertutto – ma una presenza che suscita il bene, ne conosce l’efficacia, non se ne arroga il monopolio. Ecco la strada della missione: una strada verso l’altro. In Dio ogni parola è parola rivolta, è un invito alla conversazione, parola mai uguale a sé stessa. È il rinnovamento che il Concilio Vaticano II ha promosso e che vedremo fiorire solo camminando insieme all’intera umanità, mai separandocene. Mondano è il contrario: avere per centro sé stessi".

Anche se nessuno sembra crederci, "la pace esiste ed è già in mezzo a noi", ricorda il Pontefice. "Oggi, dunque, non soltanto siamo sorpresi dalla pace che è già qui, ma celebriamo come questo dono ci è stato fatto. Nel come, infatti, brilla la differenza divina che ci fa prorompere in canti di gioia. Cosi, in tutto il mondo, il Natale e per eccellenza una festa di musiche e di canti".

Oggi però la parola manca a "tanti fratelli e sorelle spogliati della loro dignità e ridotti al silenzio. La carne umana chiede cura, invoca accoglienza e riconoscimento, cerca mani capaci di tenerezza e menti disposte all’attenzione, desidera parole buone", ha aggiunto il Papa sottolineando come "anche molte delle nostre parole producono effetti, a volte indesiderati. Sì, le parole agiscono".

"Cari fratelli e sorelle, poiché il Verbo si fece carne, ora la carne parla, grida il desiderio divino di incontrarci. Il Verbo ha stabilito fra noi la sua fragile tenda. E come non pensare alle tende di Gaza, da settimane esposte alle piogge, al vento e al freddo, e a quelle di tanti altri profughi e rifugiati in ogni continente, o ai ripari di fortuna di migliaia di persone senza dimora, dentro le nostre città?". E "fragile è la carne delle popolazioni inermi, provate da tante guerre in corso o concluse lasciando macerie e ferite aperte. Fragili sono le menti e le vite dei giovani costretti alle armi, che proprio al fronte avvertono l’insensatezza di ciò che è loro richiesto e la menzogna di cui sono intrisi i roboanti discorsi di chi li manda a morire".

La pace, insiste Leone, inizia "quando la fragilità altrui ci penetra il cuore, quando il dolore altrui manda in frantumi le nostre certezze granitiche. La pace di Dio nasce da un vagito accolto, da un pianto ascoltato: nasce fra rovine che invocano nuove solidarietà, nasce da sogni e visioni che, come profezie, invertono il corso della storia. Ci sarà pace quando i nostri monologhi si interromperanno e, fecondati dall’ascolto, cadremo in ginocchio davanti alla nuda carne altrui". 

Quindi ecco la citazione di Bergoglio, il suo predecessore: un passaggio della Evangelii Gaudium. "Come scrisse l'amato Papa Francesco, per richiamarci alla gioia del Vangelo: 'A volte sentiamo la tentazione di essere cristiani mantenendo una prudente distanza dalle piaghe del Signore. Ma Gesù vuole che tocchiamo la miseria umana, che tocchiamo la carne sofferente degli altri. Aspetta che rinunciamo a cercare quei ripari personali o comunitari che ci permettono di mantenerci a distanza dal nodo del dramma umano, affinché accettiamo veramente di entrare in contatto con l'esistenza concreta degli altri e conosciamo la forza della tenerezza'".