Poche parole, per ribadire che lui con la strage di Erba non c'entra niente. Olindo Romano ha reso stamattina una dichiarazione spontanea davanti al presidente la Corte d'Assise, Alessandro Bianchi. Olindo dice che non è stata nemmeno la moglie, Rosa Bazzi, a uccidere, anche se voci insistenti parlano di un futuro colpo di scena: si dice che prima della fine del processo Rosa parlerà, e si assumerà per intero la responsabilità del quadruplice omicidio. Per Olindo nemmeno gli appunti e i pizzini trovati nella sua Bibbia possono provare un suo coinvolgimento nella strage: "Li ho scritti per passatempo, per sfogare la rabbia", spiega, "e poi servivano per la mia valutazione psichiatrica". Azuz, intanto, ha chiesto un risarcimento danni "teorico" di 2,6 milioni di euro. Il suo avvocato ha quantificato i danni morali e patrimoniali subiti dal suo assistito ma soprattutto ha sottolineato l'innocenza del tunisino. Ha rielencato le prove «dirette, molteplici e sovrabbondanti» in mano all'accusa, quell'«odio represso da anni» che avrebbe armato la mano di Olindo Romano e Rosa Bazzi. Ha respinto l'ipotesi di qualsiasi pista alternativa come quella di una vendetta nei confronti di Azouz. Sarebbe, spiega il legale, una «vera assurdità logica, un inutile esercizio di stile». Per Tropenscovino «non c'è pena adeguata, neanche l'ergastolo basta per così tanto male e così tanto dolore». Al contrario, non ha chiesto risarcimenti la famiglia Castagna, se non un simbolico euro. L'avvocato Francesco Tagliabue, difensore di Carlo Castagna, ha detto che «l'unica forma di risarcimento sarebbe che gli imputati smettessero di mentire». «Gli imputati devono smettere di mentire alla Corte e a loro stessi - ha detto Tagliabue -. Questa sarebbe l'unica forma di risarcimento». «Olindo Romano e Rosa Bazzi - ha proseguito -, se qualcuno vi ha fatto balenare la possibilità di un'assoluzione, se vi ha ingannati, ve ne accorgerete presto». «Il valore di quelle persone che non ci sono più è inestimabile - ha aggiunto - e le ferite sono ancora aperte e si riaprono ogni volta che la verità è offesa».