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Cacciari lancia l'allarme

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"La Fenice rischia di chiudere"

Dario Mazzocchi
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Per due volte è risorta dalle ceneri, come le se addice già dal nome, Gran Teatro La Fenice. Il primo incendio divampò il 18 dicembre 1836, il secondo molto più recentemente, la notte del 29 gennaio 1996: le fiamme furono appiccate da un elettricista, Enrico Carella, nel tentativo di evitare penali contrattuali per un ritardo nel suo operato. Oggi rischia grosso per una questione di soldi. E così il sindaco di Venezia, Massimo Cacciari, ha lanciato l'allarme: “La Fenice è a rischio chiusura”. Tradotto: siamo al verde e la colpa, per il filosofo dalla folta barba e esponente di spicco del Partito democratico del Nord, è del governo e dei tagli del Fondo unico per lo spettacolo (Fus). Cacciari ha illustrato tre possibilità di finanziamento alle quali va incontro la struttura ed il mondo che le gira attorno. La prima con il mantenimento dei fondi statali assegnati alla Fenice per un ammontare di 16 milioni e 600mila euro, con un deficit sempre di 600mila euro, non impossibile da gestire. La seconda possibilità, conosciuta anche con il nome di “opzione Bondi”: apporterebbe una minima riduzione del trasferimento statale (15 milioni e 500mila euro) e un deficit già più sostanzioso pari a 1 milione e 700mila euro. Infine l'opzione monetaria più difficile da digerire, il colpo di forbici di Tremonti: trasferimento statale di 14 milioni e 400mila euro e un deficit che volerebbe a 2milioni e 800mila euro. Cacciari ha provato ad essere diplomatico, ma anche non: “Una situazione delicata. Un teatro non può tirare avanti in questo modo, anche se al Fus aggiungiamo pure i denari degli enti locali”. In questo modo “se la stagione 2008-09 sarà difficile, quella 2009-10 lo sarà ancor di più”. Bisognerà tirare la cinghia e ciò significa, per il primo cittadino della Laguna, “meno star o ‘signorine grandi firme' e lavorare di più sulle giovani promesse”. Il che può trasformarsi nell'altro lato, quello buono, della medaglia. Dovrebbe continuare a questo punto la strategia attuata dall'ente lirico del fund raising attraverso bookshop, gadget, sponsorship, Fenice Day, donazioni e visite guidate, capaci di raccogliere 4 milioni e 800mila euro ai quali vanno aggiunti i 5 milioni dalla vendita dei biglietti. “A giorni – ha ricordato Cacciari – il consiglio di amministrazione del Teatro darà il via libera alla costituzione dell'associazione Filarmonica tra gli orchestrali che consentirà loro di agire, sotto il marchio la Fenice, anche come oggetto indipendente”. Sulla vicenda ha preso posizione anche Giancarlo Galan (Pdl), attraverso il suo portavoce Franco Miracco che quando parla ai giornalisti non manca di dire che è come se parlasse lo stesso governatore del Veneto in quell'istante: “Noi ci aspettiamo soprattutto una riforma e un taglio netto agli sprechi e a formule di contratto milionarie”. Un'azione “riformatrice” che porti ad un rinnovamento culturale in quel di Venezia.

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