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La rivolta del carcere

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"Olindo raccomandato"

Silvia Tironi
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"Prima che Olindo arrivasse era già tanto se vedevi passare la tonaca del cappellano. Adesso che l'assassino di Erba è in questa galera, tutti quanti fanno la fila per incontrarlo: medici, psicologi, psichiatri, educatori, agenti, direttori e provveditori. Sembra di stare in un altro carcere. È ingiusto che lui venga trattato diversamente da noi. Qui siamo tutti uguali. O forse per costoro esistono detenuti di serie A e detenuti di serie B? Magari a seconda della risonanza mediatica di un crimine commesso?...". Attraverso un documento i reclusi della casa circondariale di Piacenza, dove mercoledì è stato tradotto Olindo Romano il “raccomandato”, il netturbino che la corte d'assise di Como ha condannato all'ergastolo con isolamento, insieme con la moglie Rosa Bazzi, hanno manifestato il loro disappunto nei confronti del colpevole della strage di Erba. Cristiana Lodi su Libero di domenica

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