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Il tar contro la Lombardia

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"Eluana può morire anche lì"

Silvia Tironi
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Eluana può morire anche in Lombardia. Il tar ha infatti accolto il ricorso della famiglia Englarocontro la decisione della Regione Lombardia di vietare alle strutturesanitarie regionali di effettuare l'interruzione dell'alimentazione edell'idratazione artificiali che tengono in vita la donna in coma vegetativo da 17 anni. L'autorizzazione alla sospensione del trattamento vitale era stata data lo scorso 9 luglio con un decreto dei giudici della Corte d'Appello di Milano. "È unasentenza molto precisa - ha detto l'avvocato Angiolini - sotto tutti ipunti di vista. Sono sette pagine. Tratta tutte le questioni senzaalcuna esclusione, inclusa quella secondo cui la Regione ha sbagliatonel ritenere di non avere obblighi dopo la sentenza". Dal canto suo il padre di Eluana, Beppino Englaro, si è detto "soddisfatto" della decisione presa dal tribunale. E oggi è tornata a parlare Mina Welby, membro di Direzione nazionale dell'Associazione LucaCoscioni, che scende in campo per manifestare con i malati di SLA, "per ricordare alMinistro del Welfare le priorità dei malati e disabili gravissimi. Èquesta la priorità e non quella di impedire con ogni mezzo che siafatta la volontà di Eluana. Con la mia presenza voglioricordare al Ministro Sacconi i gravi ritardi nell'applicazione delleleggi vigenti, le lacunose formazioni specialistiche del personalemedico-sanitario di base e ospedaliero in particolare, per potergestire malati di tale gravità. Una più appropriata assistenza deimalati Sla in forma indiretta darebbe ai malati stessi e alle lorofamiglie più serenità. I comunicatori sono necessari e vitali nellaimmobilità e incapacità di parlare dei malati Sla, ma vengono erogaticon difficoltà. Il governo - conclude la moglie di Piergiorgio Welby -faccia atti concreti su queste problematiche anziché industriarsi perproibire di eseguire la volontà di Eluana Englaro, le consenta per unamorte opportuna, e non ignori coloro, malati e disabili gravissimi, chechiedono di rispettare il loro diritto a una vita dignitosa".

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