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Abbiamo voluto bene a quella bimba indifesa

Adesso avrà almeno una sepoltura. Ma chi ha osato sgregiarne cuore e nome? / RENATO FARINA

Giulio Bucchi
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Una voce dice al telefono: hanno ritrovato Yara! Le prime parole dell'sms o della radio: “Ritrovata  Yara, la ragazza tredicenne”. Viva o morta? C'è un attimo in cui siamo lì sospesi, in attesa della frase successiva che chiarirà. Per noi dura un istante l'attesa, un filo di speranza, o di curiosità. I genitori avranno capito subito dal tono di chi parlava che finiva tutto. Sull'uscio si sono ritrovati l'amico carabiniere con il cappello stretto in mano e gli occhi bassi. È morta, è morta. La mamma non ci ha creduto. Ha sentito, capito col cervello, ma la percezione della morte di un figlio è impossibile, anche se si è preparati, anche se un milione di volte ci sono stati presagi e il questore con prudenza, con delicatezza ha spiegato che oramai, si sa, dopo un tot numero di ore la statistica dice che... Ma vallo a spiegare a una madre. Sono arrivati persino a invidiarla, a rinfacciarle che era uno spreco destinare così tante risorse, con tanti cani da fiuto a respirare odori perduti, solo per la scenografia della pietà. Siamo stati capaci persino di far politica su questo. E subito dopo la domanda del padre, il geometra di Brembate di Sopra: ma siete sicuri sia Yara?  Sì, purtroppo. Da quanto tempo? Con la segreta speranza che non sia morta da un giorno o da una settimana, ma subito, all'istante, senza violenza, senza dover troppo pensare, senza fare in tempo a rimpiangere la sua cameretta e la sorellina, e la mamma, il cane e la ginnastica. Questa cosa ancora non si sa: è in decomposizione, vedremo, ci saranno le analisi. E poi ancora: ha sofferto? In che posizione era? Infine, dopo il soffocamento nel dolore, l'ira che aiuta un po'a vivere: ma chi è stato? L'avete preso? E il questore, il prefetto, il colonnello dei carabinieri a dire: non avremo pace  finché non lo prenderemo. Intanto Yara, la nostra sorellina con l'apparecchio dei denti, non c'è più, e la mamma non le potrà pettinare i capelli,  ma almeno i genitori hanno due certezze belle dentro questo disastro della morte: che lei guarda dal cielo e che questo suo corpo almeno sarà sepolto, avrà un luogo, diventerà cenere, ma ci saranno dei fiori. Quel corpo che era così flessuoso e angelico, adesso è stato trovato a 9,2 chilometri da casa sua, nell'erba alta accanto a un sentiero dove un signore cercava di addomesticare un aeromodello ed è sceso proprio vicino a quel povero fagotto. È facile con google e internet vedere dal satellite la fotografia del luogo del ritrovamento. Un sentiero, presso la via chiusa Bedeschi, vicinissimo alla discoteca “Sabbie mobili evolution”, dove il 16 gennaio c'era stato un omicidio. Google dice che da via Rampinelli, a Brembate di Sopra, ci vogliono venti minuti in auto e un'ora e 49 minuti di camminata tranquilla. Seguiamo il tracciato. Ci sono paesi e prati, villette, nomi gentili di strade, come via dei Garofani e via dei Giacinti. Muri di fabbriche, campanili. Sono i nostri paesi, la nostra vita normale. Normali?  E allora che cosa diavolo è accaduto perché la naturalità del vivere, delle campane per il battesimo, e le gare in palestra, e poi la pizza, e tutto il resto, e i sogni mentre ci si addormenta, e la paura di fare una figuraccia con la prof, eccetera eccetera. Cos'è accaduto perché Yara fosse ghermita da questo assassino o assassini? Dicono che hanno riconosciuto Yara dai vestiti a brandelli e da un portachiavi. Si dice anche: dall'apparecchio per raddrizzare i denti. Per chi raddrizzava i denti, si faceva più bella? Chi ha osato introdursi nella vita ingenua e complicata come quella di tutte le adolescenti per sfregiarne il cuore, il corpo, il nome. Spero l'abbia uccisa prima di averne conosciuto il nome. Che non abbia pronunciato quel nome che solo chi ama ha il diritto di dire all'orecchio di una bambina appena cresciuta. Gli inquirenti avevano già fatto perlustrare quei terreni. Impossibile che quel cadavere sia sfuggito, e l'odore poi è tremendo. Non può giacere lì da mesi. Pare che un'auto si sia allontanata a forte velocità da quel luogo poco prima dell'arrivo del cultore di aeromodellismo. E allora può essere benissimo che abbia/abbiano scaricato il corpo di Yara in quel momento, o sia/siano venuti a controllare, a capire se potevano finire meglio il lavoro, seppellire, far sparire. Oppure ancora può essere stato un mostruoso atto di pietà: far ritrovare almeno i resti, le reliquie di una bambina, per non dar più ai familiari e a chi le voleva bene il sentimento disperante dell'impotenza, del dubbio. Sospettare che in quel momento una persona a te cara soffre, grida il tuo nome, e non sai cosa fare, se parlare o tacere, se è meglio che i giornali ospitino appelli o la televisione taccia. Almeno una risposta, la più brutta ma almeno poter dire: requiem aeternam. P.S. Una preghiera a me stesso. Lasciamo stare il papà e la mamma Gambirasio. Non stiamo a spremere con le telecamere lo scivolare della lacrima. Non chiediamo: signora, ha perdonato? Da lontano però vorremmo far loro sapere: abbiamo voluto anche noi bene a Yara, l'avete tirata grande bene, ci dispiace tanto.     di Renato Farina

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