La Cassazione: niente sesso
per i detenuti pericolosi
Niente sesso con la moglie per i detenuti pericolosi. Lo ha stabilito la Cassazione per la quale «la restrizione della libertà è ritenuta l'unico rimedio alla pericolosità persistente». In questi casi, dunque, chi è recluso in carcere non ha diritto a momenti di intimità con la propria metà. In particolare, la Prima sezione penale ha bocciato il ricorso di un detenuto 44enne, Antonio Fausto P., che chiedeva di usufruire di un permesso per fare sesso con la moglie. Ma la Suprema Corte, come già aveva stabilito il Tribunale di Sorveglianza di Padova, gli ha detto di no. Il detenuto, per ritagliarsi un po' di spazio con la moglie, aveva già individuato l'alcova", presso una casa di accoglienza di Padova. Lì Antonio Fausto aveva chiesto di potere avere "un colloquio affettivo ed intimo con la propria moglie". Ma la sorveglianza di Venezia, il 21 maggio scorso, aveva negato il permesso data la pericolosità del detenuto. Antonio ha insistito in Cassazione, sollevando anche la questione di legittimità costituzionale sul rifiuto al sesso, in base ai diritti inviolabili dell'uomo, previsti dalla Costituzione, che appartengono al detenuto anche al di fuori del regime dei permessi premio. Piazza Cavour ha dichiarato inammissibile il ricorso e ha ricordato che "lo stesso ricorrente non poteva godere dei permessi premio" visto che essi sono riservati solo ai "detenuti non pericolosi". Inoltre, aggiunge la Cassazione, "la tutela dei rapporti familiari e dei diritti della persona, nell'ambito dell'esecuzione della pena, non può essere la stessa di quella prevista in regime di libertà, specie per i detenuti ritenuti pericolosi per cui la restrizione della libertà è ritenuta l'unico rimedio alla pericolosità persistente".