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La marcia dei sindaci pro Tav: antagonisti presi in contropiede

In Val di Susa si sta preparando un corteo contro quelli contro: è la maggioranza silenziosa dei primi cittadini che vuole la Torino-Lione

Giulio Bucchi
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Un corteo contro quelli contro. I sindaci favorevoli alla tratta Torino-Lione - almeno una quindicina, più probabilmente diciannove sui quarantatre sparsi fra Val di Susa e Val Sangone - pronti a marciare per ribadire il loro sì all'opera, e apertamente manifestare la stanchezza per una contrapposizione che si prolunga da anni e sta di fatto paralizzando l'intera area, socialmente ed economicamente. Una sorta di riedizione di quella marcia dei 40mila con cui, nell'ottobre del 1980, migliaia di impiegati Fiat protestarono a Torino contro i continui picchetti che impedivano l'ingresso al lavoro. E proprio a Torino martedì prossimo, nel corso dell'incontro mattutino degli amministratori locali con il governatore piemontese Roberto Cota, potrebbero essere meglio definiti i particolari dell'iniziativa. Interessante sarà poi vedere l'atteggiamento delle diverse forze politiche: per Silvio Viale, presidente dei Radicali Italiani e consigliere comunale proprio a Torino, «sarebbe un errore se il centrosinistra rifiutasse la proposta di una manifestazione bipartisan», tanto che lo stesso Cota, insieme con il presidente della Provincia  Saitta e il sindaco del capoluogo piemontese Fassino «promuovano una manifestazione unitaria a Torino». In ogni caso, se davvero l'iniziativa si concretizzasse, sarebbe certo clamorosa. «E io sono convinto che sì, la marcia si farà». A parlare è Enzo Pinard, sindaco di Chiomonte - luogo dove sorge il cantiere della prima galleria esplorativa, e teatro di violenti scontri fra NoTav e forze dell'ordine lo scorso luglio - e diventato l'uomo-simbolo di questa resistenza al contrario («...sai che fortuna...» commenta lui). Ed è d'accordo anche Roberto Borgis, sindaco di Bardonecchia, il Comune dell'Alta Valle all'imbocco del tunnel del Frejus: «Una marcia non tanto per il “sì” alla Tav - precisa - ma per dire “no” ai NoTav, e stop a questi metodi di protesta violenti: è importante trovare il modo di far capire che esiste un'altra corrente di pensiero rispetto a quella dei NoTav». L'impressione è che, dopo anni in cui lo spazio mediatico sulla questione è stato - peraltro cmprensibilmente - occupato dalle istanze di chi alla ferrovia si oppone, ora il finora silenzioso fronte del sì voglia tornare a far sentire le proprie ragioni. «Certo, organizzare il corteo in questi giorni non sarebbe la scelta più saggia - rimarca Pinard -. Rischieremmo inutilmente altre tensioni. Probabile che si fissi l'appuntamento fra quindici-venti giorni». Ma il sindaco di Chiomonte ribadisce che, in questi ultimi giorni, l'aria è cambiata. Con i cittadini esausti di battaglie e blocchi autostradali. Ma non solo: le ragioni a favore dell'inizio dei lavori - sia pur mantenendo del tutto ferme le richieste di salvaguardia ambientale e ricadute economiche sul territorio - stanno rirpendendo vigore. «Tanto per restare in tono da grandi opere - aggiunge Pinard - pare il buco di una diga che si sta allargando. E la diga è quella dei cotnestatori». Nel senso che il fronte NoTav, perlomeno quello intransigente, si sta rivelando del tutto minoritario. «Basta fare un giro anche sui loro siti: ora interviene e lascia messaggi anche gente che è in dissenso con loro». di Andrea Scaglia

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