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Sì, è il Massimo: D'Alema che dice a Renzi stalinista

Franco Bechis
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Davvero imperdibile il Massimo D'Alema intervistato dal Messaggero venerdì 6 febbraio, per rivendicare un po' come un bambino a cui hanno appena rubato dalle mani un cono gelato, la primogenitura della candidatura al Quirinale di Sergio Mattarella. “Abbiamo avuto una influenza determinante. In realtà il Presidente era il candidato indicato dalla minoranza del Pd”, sostiene quello che un tempo fu lìder Maximo della sinistra italiana. E va bene, bambinate. Ma poco più in là D'Alema la fa fuori dal vaso, paragonando Matteo Renzi addirittura al dittatore sovietico Stalin.La prende alla lontana, spiegando le grandi cose che Mattarella ha fatto quando D'Alema era presidente del Consiglio e l'attuale presidente della Repubblica il suo vice: riforma elettorale (con cui D'Alema a dire il vero non c'entrava un fico secco: porta la data del 1993, ed era ancira addavenì Baffino) e riforma della naja. E qui la stoccata pungente e ridicola verso palazzo Chigi: “E' divertente”, dice D'Alema, “vedere che io, nelle foto fatte circolare da palazzo Chigi, non ci sono. Lo sa che nei regimi stalinisti c'erano degli specialisti che cancellavano dalle fotografie i volti dei dissidenti?”. Insomma, baffino accusa Renzi di essere in realtà un Baffone, ed è stizzito per essere stato sbianchettato dalla foto story ufficiale di Mattarella diffusa da palazzo Chigi. Un'accusa da non sottovalutare, certo, perchè viene da un personaggio passato alla storia proprio per il bianchetto. Ne sa qualcosa Giorgio Forattini che per avere ironizzato su qualche possibile sbianchettatura nella lista Mitrokhin dei fiancheggiatori italiani dei servizi sovietici (ah, per altro quella lista fu gestita proprio da Mattarella allora), si beccò dall'allora presidente del Consiglio una stizzita querela. Caso più unico che raro per un disegnatore di satira… Continua a leggere su L'imbeccata di Franco Bechis

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