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Welfare, Giovannini prepara la riforma delle legge Fornero in tre mosse

Giulio Bucchi
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Governo e Quirinale in campo per il lavoro dei giovani. Col ministro del Welfare, Enrico Giovannini, che studia il piano in tre mosse per rilanciare l'occupazione. Enrico Letta e Giorgio Napolitano dettano la linea: il premier e il presidente della Repubblica, del resto, sono sulla stessa lunghezza d'onda. «In Europa» ha detto ieri il capo dello Stato in un messaggio per la festa del 2 giugno «si impone all'ordine del giorno come problema numero uno quello del creare occasioni e prospettive di lavoro per vaste masse di giovani che ne sono privi». Da Trento, al Festival dell'economia, gli ha fatto eco il primo ministro: la priorità del Governo è la «riduzione delle tasse sul lavoro per creare» nuovi posti. Fra i tanti indicatori devastanti della crisi italiana, proprio quelli sull'occupazione sono i peggiori. L'ultimo l'ha fornito ieri la Cgil. Secondo l'analisi dell'organizzazione guidata da Susanna Camusso, anche se l'Italia intercetterà la ripresa ci vorranno 63 anni per recuperare i livelli occupazionali del 2007. Solo nel 2076, cioè, si tornerebbe alle 25.026.400 unità di lavoro standard nel 2007. La ricetta per cercare di invertire la rotta l'ha indicata Giovannini. Che sta studiano un progetto in tre mosse proprio per rilanciare il lavoro giovanile: ritocchi alla legge Fornero, sgravi fiscali e contributivi, investimenti per lo sviluppo. «Innanzitutto - ha detto l'ex presidente Istat in un'intervista  - va reso più fluido il funzionamento del mercato del lavoro. E le misure normative saranno a costo zero» attraverso una «manutenzione» della legge Fornero, in particolare sui tempi e le motivazioni per i contratti a termine. Bisognerà intervenire anche sull'apprendistato perché «le imprese denunciano complicazioni nell'applicazione di questo contratto»,  fermo restando che si tratta di una tipologia «fondamentale perchè è una risposta al precariato» e «può essere lo strumento intermedio» tra tempo determinato e indeterminato.  Il secondo tipo di interventi, ha spiegato il ministro, «è invece oneroso a esempio per ridurre le tasse e i contributi sulle assunzioni dei giovani, introdurre incentivi per la creazione di nuove imprese giovanili. La stessa staffetta anziani-giovani fa parte di questa categoria. Poiché sono necessarie risorse finanziarie ci dovremo ragionare a fondo. Poi ci sono gli investimenti per lo sviluppo. Pensiamo all'attivazione di fondi della Bei».   L'obiettivo  è ambizioso. «Far scendere la disoccupazione giovanile nei prossimi anni, possibilmente sotto il 30%» ha dichiarato Letta secondo cui «il 38% è inaccettabile. Se avessi la bacchetta magica per fare una cosa sarebbe far calare il drammatico dato sulla disoccupazione giovanile. Se facciamo questo c'è speranza per il futuro e fa si che anche famiglie ritrovino fiducia», ha detto. «Ho intenzione di andare al vertice del 27-28 giugno dell'Unione europea, dopo aver già ottenuto che ci si occupi del tema della disoccupazione giovanile, dicendo che ci devono essere misure concrete, applicabili già dai prossimi mesi, con soldi europei in più e ogni paese libero di fare le sue scelte».

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