Con 'Cyclopica' gli scatti Salini Impregilo sulla bellezza delle infrastrutture
Milano, 27 apr. (Labitalia) - Oltre 1.500 immagini, 100 fotografie stampate, 40 video, 7 progetti multimediali, due grandi infrastrutture ricostruite nella mostra: un tunnel di 10 metri e una diga lunga 22 metri per oltre 6 di altezza, 21 carousel diapositive programmati e sincronizzati, 9 videoproiettori, 30 dispositivi audio. Sono i numeri di 'Cyclopica - the human side of infrastructure', la mostra che, da martedì 1 maggio, a Milano, racconta l'imponenza delle grandi opere infrastrutturali, dalle dighe ai ponti, dai tunnel alle ferrovie, passando per le strade, che nel corso dell'ultimo secolo hanno segnato l'evoluzione dell'uomo nel mondo. La mostra è organizzata da Salini Impregilo presso la Triennale di Milano, attingendo alle esclusive immagini dell'archivio del Gruppo, un patrimonio storico unico costituito da oltre 1.200.000 foto e 600 video. La mostra è un percorso multisensoriale fatto di immagini ed esperienze immersive che raccontano storie di lavoro e di sfide a volte impossibili, all'interno dei cantieri del Gruppo, dove la cultura del lavoro si fonde con lo slancio verso il sogno di un mondo migliore. È un'immagine dell'ingegno e della creatività italiani portati in tutto il mondo, e diventati patrimonio globale, attraverso la realizzazione di opere gigantesche e la continua innovazione del mestiere del lavoratore, a cavallo tra tecnologia e artigianato, con competenze che rendono ogni opera unica, capace di impiegare oltre 10.000 uomini in condizioni spesso estreme. Un mestiere evocato da Primo Levi che racconta il lavoro dell'uomo nel costruire grandi infrastrutture ai confini del mondo “con la chiave a stella appesa alla vita, perché quella è per noi come la spada per i cavalieri di una volta”. 'Cyclopica' racconta momenti di vite lontani in mondi diversi attraverso foto, video e proiezioni multimediali, offrendo al visitatore la possibilità di entrare all'interno di installazioni vere, come la diga che divide il percorso in due grandi aree da esplorare. Nella prima area i visitatori sono, infatti, immersi nel lavoro delle grandi opere attraverso immagini fotografiche di un archivio unico al mondo, quello di Salini Impregilo: una selezione che parte dal primo Novecento per proiettare poi il visitatore nel futuro. Il primo racconto avviene nella prima grande sala, in cui si cammina sotto il crinale della diga, immersi in una moltitudine di foto e immagini; 18 carousel di diapositive (ancora oggi il supporto che consente la maggior qualità possibile di riproduzione fotografica), programmati e sincronizzati con tecnologie avanzate, accompagnano il pubblico dentro più di mille scenari di uomini al lavoro, di cantieri e opere finite, dal 1911 ad oggi, alternando un ritmo ora frenetico ora lento. Camminando attorno alla grande infrastruttura si incontra un paesaggio impressionante, inusuale in una mostra: il fronte della diga riflesso in uno specchio d'acqua, la riproduzione di un invaso nel quale è possibile godere un momento di attesa, di silenzio e di bellezza, una pausa prima di immergersi nella seconda parte del percorso. In un crescendo di video, suoni e fotografie, si susseguono le altre 4 sale che raccontano il mondo del lavoro in cantiere; un percorso in cui ogni gesto e ogni immagine rappresenta una nota, che nell'insieme costituiscono una vera e propria sinfonia, quella del cantiere. I singoli gesti dei lavoratori sono il tema della seconda sala: movimenti esperti che raccontano gli innumerevoli mestieri presenti in un cantiere, il competente atto che modella le grandi opere. La terza sala racconta le persone e la sapiente esecuzione dell'opera. Le fotografie prendono vita e danzano in continue proiezioni, in cui gli uomini si muovono in ambienti diversi e luoghi lontani, alternandosi agli strumenti e alle macchine, per avanzare nella costruzione dell'infrastruttura. Il suono e il movimento sono i due protagonisti. L'apice di questo racconto sul lavoro si raggiunge all'interno della quinta e ultima sala. Una sola unica fotografia genererà una serie di narrazioni multimediali e multisensoriali che avvolgeranno totalmente il visitatore e lo immergeranno in un luogo unico in cui luci, suoni, video, foto, si alternano in una visione che lo trasporterà fino a farlo sentire parte integrante del cantiere, svelando il senso stesso dell'opera. Si completano, dunque, le singole note nella sinfonia d'orchestra. L'opera compiuta. Il racconto di questo lungo viaggio che il Gruppo Salini Impregilo compie in giro per il mondo inizia da circa 40 album che ripercorrono l'attività dell'impresa Girola, una delle società che hanno dato vita al Gruppo. Quelli precedenti la Seconda Guerra Mondiale sono opera di Antonio Paoletti, livornese, fotografo professionale di grande qualità, il cui archivio purtroppo è andato disperso tra i vari committenti. Successivamente, l'incarico di documentazione è stato assunto da Guglielmo Chiolini, di Pavia, che tra l'altro collaborava già con l'altra azienda storica che andrà a costituire Salini Impregilo: la Lodigiani. Anche Chiolini è un altro importante fotografo professionale che ha saputo mantenere intatto il livello qualitativo della rappresentazione della vita nei cantieri nel mondo. Nel 1964 la sfida dei fotografi si sposta sul Nilo. In quell'anno la costruzione di una diga minacciava di sommergere i due templi di Abu Simbel. Per questo, dietro richiesta dell'Unesco, si decise trasferirli in un sito sicuro, grazie a un consorzio internazionale di cui faceva parte anche Impregilo. Fu un'impresa straordinaria, che richiese l'intervento di tagliatori specializzati provenienti dalle cave di marmo di Carrara. Il tempio viene letteralmente sezionato in grandi blocchi, che furono poi smontati e riassemblati. Per fotografare l'operazione, unica al mondo, venne selezionato il tedesco Gunter R. Reitz, che realizzò un eccezionale reportage. Una delle foto, una panoramica dall'alto, vinse il primo premio nel concorso World Press Photo nel 1965. Con il passare degli anni Salini Impregilo ha ampliato i suoi orizzonti, e l'impegno è stato immortalato da fotografi differenti che hanno collaborato con il Gruppo a volte per un solo cantiere, a volte seguendo tutti i cantieri del Gruppo in un paese, come Armin Linke che ha seguito alcuni cantieri in Cina e Pakistan tra il 1994 e il 2000. Più recentemente Edoardo Montaina ha viaggiato a lungo a Panama durante i lavori per l'ampliamento del Canale; Moreno Maggi ha immortalato il Centro Culturale Stavros Niarchos, ad Atene, Filippo Vinardi le dighe realizzate dal Gruppo in Zimbabwe. La mostra è ad ingresso gratuito e resterà aperta fino al 3 giugno. Tra le iniziative in programma, il 15 maggio in Triennale saranno presentati un libro e un video sulla storia dei cinque anni dalla costituzione di Salini Impregilo. L'evento sarà accompagnato da una visita guidata della mostra e da un concerto dei Cameristi della Scala.