Inpgi: Comunicatori, urgente tavolo tecnico per fare chiarezza
Roma, 19 dic. (Labitalia) - Il giornalismo e la comunicazione sono professioni profondamente diverse, per scopo e modalità di produzione. Unificare queste professioni a livello previdenziale nell'Inpgi, e quindi contrattuale, teorizzando un ipotetico contratto per giornalisti-comunicatori, è illogico e privo di fondamento sia sul piano professionale sia sul piano lavoristico-contrattuale. Occorre quindi fare chiarezza subito sull'ipotesi di unificazione delle due categorie e avviare un tavolo tecnico istituzionale che esamini a fondo la questione. E' il messaggio che hanno lanciato oggi, nel corso di una conferenza stampa a Roma alla Camera dei deputati, le reti delle associazioni dei comunicatori, Ascai, Cida, Comtec, Confassociazioni, Ferpi, Iaa Italy e Una. Gli obiettivi delle associazioni dei comunicatori sono stati illustrati dai rappresentanti presenti alla conferenza stampa: Maurizio Incletolli (presidente Ascai, Associazione per lo sviluppo della comunicazione aziendale), Mario Mantovani (presidente Cida, Confederazione italiana dirigenti e alte professionalità), Tiziana Sicilia (presidente Com&Tec, Associazione italiana per la comunicazione tecnica), Angelo Deiana (presidente Confassociazioni, Confederazione associazioni professionali), Rita Palumbo (segretario generale Ferpi, Federazione relazioni pubbliche italiana), Andrea Cornelli, (vicepresidente Una, Aziende della comunicazione unite). "Fare chiarezza sulla fattibilità dell'operazione, ribadire una ferma opposizione a qualsiasi operazione legislativa di natura puramente contabile che punterebbe a privilegiare una categoria a dispetto di un'altra, esigere un Piano strategico di lungo periodo per salvaguardare le pensioni, non solo dei comunicatori, ma anche quelle dei giornalisti", è stata la richiesta a una voce sola delle sette associazioni. "Ecco perché è urgente che le istituzioni costituiscano al più presto un Tavolo tecnico per discutere, con tutti i soggetti coinvolti, del futuro dell'informazione e della comunicazione. Alla pari", hanno chiesto ancora le associazioni dei comunicatori che contrastano il disegno di legge che prevede l'ingresso nell'Inpgi dei comunicatori, "in primo luogo perché -hanno spiegato- tutto è stato fatto ad insaputa dei diretti interessati e delle associazioni che li rappresentano". E "poi perché - hanno avvertito - non c'è nulla di chiaro". "Quali strumenti sarebbero messi in atto per individuare quei professionisti che svolgono attività pertinenti alla comunicazione con contratti di subordinazione afferenti ai contratti collettivi nazionali di lavoro di settore? Che cosa si prospetterebbe loro entrando nell'Inpgi?", si chiedono i comunicatori aggiungendo: "Le ricadute sul mercato sarebbero pesantissime, sia sul welfare sia sui livelli occupazionali". Le reti delle associazioni dei comunicatori hanno poi precisato che "si sono mosse per tutelare i propri iscritti, ma anche il sistema previdenziale pubblico e, quindi, stanno agendo per tutelate i diritti di tutti gli italiani". "A detta del presidente dell'Inps, Pasquale Tridico, dell'economista ed ex presidente dell'Inps, Tito Boeri, del presidente del Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali, Alberto Brambilla, e di altri rappresentanti di istituzioni interessate, esperti e gruppi politici, allargare la base contributiva dell'Inpgi è un'idea sbagliata che avrebbe conseguenze negative non solo per gli interessati", hanno proseguito i rappresentanti delle associazioni dei comunicatori. "Tutti hanno a cuore il futuro dei giornalisti e del loro ente previdenziale, che vanno tutelati, ma non a discapito dei comunicatori", hanno concluso.