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Parte la rivoluzione del lavoro "made in Piemonte"

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La amministrazione guidata dal leghista Cota lancia un pacchetto di interventi destinati a cambiare la fisionomia del mercato nella Regione

Francesco Biscaro
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Parte la rivoluzione del lavoro “made in Piemonte”. La nuova amministrazione regionale guidata dal leghista Carlo Cota ha presentato in settimana un pacchetto di interventi destinati a cambiare la fisionomia del mercato nella Regione appena strappata al centrosinistra. «È nostra intenzione rivedere completamente l'incontro tra domanda e offerta di lavoro, rispetto a quello che una volta era svolto dagli uffici di collocamento, oggi centri per l'impiego. E Rivoluzione piemontese vogliamo anche cambiare strutturalmente il settore della formazione». Ad annunciarlo è stato Roberto Rosso, vicepresidente e assessore al Lavoro e Formazione professionale del Piemonte. «Vogliamo fare - ha spiegato - una piccola rivoluzione. Innanzitutto chiuderemo i centri per l'impiego visto che quasi più nessuno viene intermediato a quel livello. Così risparmieremo decine di milioni di euro». Ma non basta. Con la riforma Cota entrerà in funzione  un nuovo criterio per finanziare il sistema del collocamento : «Chi porta il pesce prende il compenso», spiega Rosso, «chi riesce davvero a dimostrare di aver collocato il lavoratore per due o tre anni, con un contratto adeguato sul mercato del lavoro, prende il voucher che la Regione Piemonte  mette a disposizione. Se sarà il centro per l'impiego, bee; se sarà una struttura privata, ancora meglio». Novità anche sul versante dei contributi per la formazione. Il Pienmonte non pagherà più i corsi di formazione, ma darà una “dote” formativa ai lavoratori che la spenderanno sul mercato scegliendo chi è più abile a trovare loro un lavoro». BANDA LARGA L'arretratezza digitale penalizza il vecchio continente. La Commissione europea punta il dito contro il ritardo dello sviluppo del web nell'Unione: non c'è nemmeno un'azienda europea nella top ten di quelle di maggior successo, ai primi posti ci sono Google, Amazon, eBay e Facebook e sono europei solo quattro dei 54 siti più  visitati. Ma non solo, la Ue arranca anche sulla penetrazione della fibra ottica, con una media dell'1%. Per dare un nuovo impulso al settore e sbloccare un potenziale di un milione di posti di lavoro, la Commissione il 12 maggio approverà il suo piano che punta a dare a tutti gli europei Internet veloce (sopra i 30 Mbps) entro il 2020. L'eurogoverno chiederà ai Ventisette di abbassare i costi delle connessioni.

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