Come cercare un nuovo lavoro nell'era di Facebook e Linkedin
Parla il guru Eckestein: "il 50% dei direttori del personale utilizza i professional network"
di Attilio Barbieri - Trovare un lavoro in questi difficili mesi post crisi è sempre molto difficile. Più facile è perderlo, visto il numero di imprese che hanno cessato di esistere. Ma non sarà sempre così. Anche se non dovessimo tornare ai ruggenti anni di inizio secolo finirà questo periodaccio. Non può continuare all'infinito. Allora il mercato del lavoro sarà ancora diverso da ciò che è oggi. A cambiarlo sarà anche l'insieme di mondi virtuali che stanno nascendo uno dopo l'altro su Internet. I social e i professional network. Questa almeno è la profezia dei guru del Web 2.0, la nuova generazione della Grande Rete. Queste enormi comunità virtuali fatte da milioni di persone, ma soprattutto l'infinita ragnatela di legami interpersonali su cui si reggono, cambieranno il modo di rapportarci gli uni agli altri. Pure sul lavoro. C'è già chi vede in queste comunità una specie di gigantesca “agenzia per il lavoro 2.0”. Capace di collocare chiunque. Basta porsi al resto del mondo (virtuale) nel modo giusto. Per capire se questa ennesima profezia ipertecnologica si potrà avverare occorre pazienza. Tanta. Questo genere di mutamento sociale richiede anni. Forse decenni. Nel frattempo Libero Lavoro ha incontrato Ariel Eckstein, direttore generale per l'Europa di Linkedin, il più grande professional network al mondo. Solo in Italia conta un milione di iscritti. Bisogna credere, e fino a che punto, nelle possibilità di questi mondi digitali? «Da una recente indagine che abbiamo condotto su un campione di aziende statunitensi risulta che per il 61% degli intervistati l'utilizzo dei social e dei professional network rappresenta uno dei trend emergenti del recruiting e uno fra i più duraturi. E nel 50% dei casi ciò che tiene svegli la notte i responsabili della selezione del personale è proprio l'esigenza di tenere testa ai competitor. Imparando a usare in maniera sempre più efficace i social network ed i social media». Ma c'è davvero questa corsa alle comunità virtuali? «I dati di crescita della nostra community parlano chiaro: Linkedin ha raggiunto i 70 milioni di utenti nel mondo, 16 dei quali in Europa. Contiamo di raggiungere i 90 milioni di professionisti iscritti al nostro network entro la fine del 2010, con una crescita media di 3 milioni di utenti al mese». E in Italia cosa accade? Da poco tempo avete una versione localizzata per il nostro Paese... «A soli tre mesi dal lancio della versione italiana del sito di Linkedin, abbiamo raggiunto un milione di utenti. Sempre più professionisti comprendono l'importanza di LinkedIn come carta d'identità professionale per valorizzare le loro expertise e per farsi notare dai cacciatori di teste e dai direttori del personale». Dunque non è vero che l'Italia è arretrata rispetto ai fenomeni connessi con il Web 2.0? «C'è un dato interessante sotto questo aspetto che abbiamo rilevato: la presenza di numerose donne manager italiane all'interno del network. L'Italia è il primo Paese europeo per la percentuale di professioniste connesse su Linkedin. In questo momento rappresentano il 40% degli utenti italiani». Come in tutti i social network non si corre il rischio di vedere invasa la propria privacy registrandosi a Linkedin? «Abbiamo una politica molto rigorosa a tutela delle privacy degli iscritti e non vendiamo né forniamo a soggetti terzi i dati sensibili relativi ai propri utenti a soggetti terzi per scopi commerciali». Potenzialmente Linkedin è il database più grande esistente al mondo quanto a posizioni professionali registrate. Questo cosa significa per un'azienda che sta facendo una ricerca di personale? «Il 50% delle aziende che compaiono nella classifica Fortune 100 e il 25% di quelle incluse nell'indice Ftse 100 stanno già assumendo i loro migliori talenti attraverso LinkedIn. Non solo: durante lo scorso anno ci sono state più di un miliardo di ricerche di personale su Linkedin e più della metà puntavano a individuare figure professionali con competenze specialistiche». Parliamo ora delle nuove reti di professionisti di cui si parla da tempo. Sulla vostra piattaforma potrebbero trovare un punto d'aggregazione molto forte per proporsi sul mercato. Questo accade già? E in che misura? Si tratta di casi sporadici oppure sono diffusi? «Sempre più professionisti scelgono di rimanere in contatto con il proprio network professionale tramite Linkedin, sfruttando la propria rete di contatti fidati per avere una marcia in più nel consolidamento della loro carriera. Per questo Linkedin continua a crescere: ogni secondo un nuovo utente si iscrive e ogni dodici giorni il numero di utenti cresce di un milione. Fra le categorie professionali più presenti all'interno della nostra community italiana figurano imprenditori, manager e consulenti. Si tratta soprattutto di professionisti dei settori dell'information technology, finanziario e manifatturiero. Non a caso la Top 5 delle aziende italiane più connesse è guidata da Accenture, Telecom Italia e Unicredit».