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Facci: grillini e mazziati

I giornalisti si lamentano che il comico non va in televisione, ma dietro il suo successo ci siete voi

Lucia Esposito
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di Filippo Facci E piantatela con la storia di Grillo grande «stratega» di comunicazione: siete voi, esimi colleghi, i suoi strateghi di comunicazione. Piantatela di sondare sociologi o vecchi pubblicitari imbolsiti, piantatela di lamentarvi se Grillo non concede interviste e se non tollera neppure il contraddittorio di una telecamera: è da settimane-mesi-anni che agevolate tutto questo e mandate in onda i suoi comizi messianici che denotano ciò che unicamente v'interessa: gli ascolti. È da una vita che improvvisate puntate sul «fenomeno Grillo» (che politicamente ha sette anni, ormai) e ritagliate dibattiti di un minuto attorno a show monologanti senza idee né programmi veri, è dal 2006 che mandate in onda ore intere delle sue peggiori cazzate e dei suoi insulti - soprattutto quelli - e questo naturalmente con la scusa di «capire», anche se spesso non c'è niente da capire, anche se spesso scambiate il qualunquismo più idiota per afflato politico e generazionale. Perché dovrebbe farsi intervistare, uno così servito? Perché dovrebbe ovviare a una rendita di posizione perfetta e peraltro spacciata per autonomia internettiana, quando sappiamo benissimo che Grillo, senza la tv, sarebbe ancora al 3 per cento? Grillo, dulcis in fundo, ottiene tutto questo dicendovi pure che siete dei servi, che siete morti. Viene il dubbio che lo 

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