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Quando la Chiesa diventa anti-immigrati

Gino Coala
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In tema di migranti, molti cattolici vivono con senso di colpa il non potersi adeguare all'«accoglientismo» propugnato dalla Cei e da papa Francesco. Sebbene vari sacerdoti, nelle ultime settimane abbiano insultato Salvini accusandolo - in sostanza - di empietà, altri insegnamenti di Santi, papi e cardinali paiono invece legittimare posizioni «di chiusura». Riccardo Cascioli, direttore della testata cattolica La Nuova Bussola Quotidiana, ci rimanda subito all' art. 2241 del Catechismo che recita: «Le nazioni più ricche sono tenute ad accogliere lo straniero nella misura del possibile \ Le autorità politiche, in vista del bene comune, possono subordinare l' esercizio del diritto di immigrazione a diverse condizioni giuridiche, in particolare al rispetto dei doveri dei migranti nei confronti del paese che li accoglie. L' immigrato è tenuto a rispettare con riconoscenza il patrimonio materiale e spirituale del paese che lo ospita, ad obbedire alle sue leggi, a contribuire ai suoi oneri». Nel momento in cui il Viminale certifica che, nel 2017, il 40% degli stupri, il 55% dei furti e il 45% delle estorsioni qui sono stati commessi da stranieri (appena il 12% della popolazione) come non riferirsi alle conditio sine qua non chiarite dallo stesso Catechismo? «Tralasciando il fatto - spiega Cascioli - che nazioni molto più ricche dell' Italia (Qatar, Arabia Saudita) non si fanno il minimo carico del problema, c' è un equivoco sostanziale: un conto è il dovere di prestare soccorso in una emergenza e un altro portare sul territorio (e mantenere) masse di migranti economici irregolari. Lo stesso Buon samaritano - parabola spesso citata superficialmente- prestò soccorso al giudeo ferito, gli pagò un albergo per il tempo sufficiente a farlo rimettere in piedi e lo restituì alla sua vita. Non lo accolse in casa, imponendolo vita natural durante ai propri familiari. Il concetto di bene comune, che comprende l' importanza del rispetto delle leggi e dell' autorità civile impone a un cattolico di evitare che si creino condizioni per il conflitto sociale: non si può nemmeno prescindere dal concetto di "vicinanza del prossimo" stabilito dalle società naturali: la famiglia e la patria. Così come un cristiano non può trascurare il proprio figlio per dar da mangiare a un estraneo, non può infischiarsene dei propri concittadini per compiacere lo straniero». SUMMA THEOLOGIAE Lo scrive nella Summa Theologiae San Tommaso d' Aquino, dottore della Chiesa: «Dobbiamo volere il bene per tutti gli uomini, ma non potendo fare del bene a tutti dovremo essere ineguali nel fare del bene a seconda che il prossimo sia più o meno legato a noi nelle diverse circostanze». Aiutarli a casa loro, dunque? In effetti, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI hanno parlato spesso del «diritto a non emigrare», intendendo così appoggiare politiche di cooperazione internazionale che consentano ai bisognosi di rimanere nel loro paese e di farlo crescere, soprattutto culturalmente. La carità cristiana si può esplicare, quindi, in modi diversi dall' indirizzo di Bergoglio. Molti cattolici, disorientati e in cerca di una guida, citano il principio dell' infallibilità papale. In realtà, come spiega Mons. Cosmo Ruppi su Famiglia Cristiana: «Il Papa non è infallibile quando parla o quando scrive, ma solo quando emette una definizione dogmatica su una verità di fede, come fece Pio XII nel 1950». Un cattolico può, quindi, in buona coscienza, non condividere le opinioni del Papa ed essere contro l' accoglienza per non cooperare con il Male che, come scriveva Giovanni Paolo II «può riconoscere grazie alla luce della ragione naturale». Nel caso specifico, il businnes dell' immigrazione e il traffico di esseri umani. Lo stesso Gesù raccomanda di non farsi turlupinare: «Ecco: io vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate dunque astuti come i serpenti e semplici come le colombe». Non a caso, pochi giorni fa il cardinale Athanasius Schneider ha dichiarato: «Il fenomeno della cosiddetta "immigrazione" rappresenta un piano orchestrato e preparato a lungo da poteri internazionali per cambiare radicalmente l' identità cristiana e nazionale dei popoli europei. Questi poteri usano l' enorme potenziale morale della Chiesa e le sue strutture per conseguire più efficacemente il loro obiettivo anti-cristiano e anti-europeo. A tale scopo si abusa del vero concetto dell' umanesimo e persino del comandamento cristiano della carità». Del resto, la difesa della Fede e dell' identità cristiana europea, per un cattolico, sono un dovere imprescindibile. Il defunto card. Giacomo Biffi nel 2000, già avvertiva: «I musulmani sono molto diversi da noi e vogliono farci diventare come loro. Ho paura della straordinaria imprevidenza dei nostri politici». E ancora San Tommaso offre la quadratura del cerchio: «La giustizia senza misericordia è crudeltà; la misericordia senza giustizia è il principio di ogni dissoluzione». di Andrea Cionci

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