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Matteo Salvini e Luigi Di Maio, il fumetto sui due vicepremier: dall'asilo al governo

Gino Coala
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Gemelli diversi. L' uno accese la carriera alla disperata ricerca d' un feticcio, d' un pupazzo: «Quel pupazzo di Zorro era il mio insostituibile compagno di giochi. Cercai ovunque, ma era come se si fosse volatilizzato. Credo sia stato il primo piccolo, grande trauma della mia vita». Che si risolse iscrivendosi al sinistrissimo liceo Manzoni di Milano, «anche se ormai, al posto delle lotte c' erano gli aperitivi, le discoteche, la moda», dice. L' altro vide nascere in sè uno spregiudicato senso di giustizia osservando il padre imprenditore militante nel Msi battersi per gli operai dell' Alfa Romeo di Pomigliano d' Arco; da lì la sua irruzione nella congiura delle polveri - immaginandosi con addosso la maschera del Guy Fawkes di V per vendetta-, e la sua passione per i moralisti d' altri tempi, e per Beppe Grillo cacciato dalla Rai di Agnes per poi tornare, fiero e vendicativo, a fondare un partito. La strana coppia. L' uno si mostra nient' affatto comunista come lo dipinge la vulgata delle origini; l' altro si presenta tutt' altro che improvvisato ignorantone nemico dei congiuntivi, come gli avversari politici vorrebbero fosse. L' uno il verde, l' altro il giallo. Sono Matteo Salvini e Luigi Di Maio, l' uno contro l' altro disarmati e descritti per la prima volta in un biographic novel, Salvini- Di Maio (Ed. Beccogiallo, pp 220, euro 16), un racconto fumettato sulla scia delle biografie disegnate del vignettista statunitense Ted Rall, partorito dall' estro di Dario Campagna e Giuseppe Angelo Fiori. LA SCELTA AI LETTORI Il libro è un flipbook retroverso, con una fascetta scritta per due elettorati «Non ti piaccio? Girami»; ed è diviso in due biografie vergate l' una in senso contrario all' altra, due scalate al potere parallele, due mondi diametralmente opposti che s' incontrano a centro pagina, al centro del tavolo del leggendario "contratto di governo". Scrivono Fiori e Campagna: «Matteo Salvini è uno che ha fatto la gavetta. In sezione, al consiglio comunale, in radio. Ha capito come diventare il centro del dibattito. Ha imparato a muoversi al momento giusto. È così che ha conquistato la Lega Nord, trasformandola in un partito fatto a sua immagine e somiglianza. Luigi Di Maio è un politico nato. In pochi anni, da semplice studente universitario è passato al ruolo di Vice Presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica Italiana. E il Movimento 5 Stelle è l' unico partito attraverso il quale avrebbe potuto realizzare questa incredibile scalata». E da qui parte un grande racconto popolare che fotografa con ossessiva ricerca del dettaglio le vite dei due eroi dei nostri tempi, immergendole nelle varie realtà storiche. Così Salvini slaloma tra la Lega degli esordi con Bossi, Maroni e Bruno Salvadori leader scomparso delle Union Valdotaine; le prime comparsate di Roberto Casaleggio protoleghista; Cossiga che minaccia il professor Miglio per telefono; la militanza, e lo scontro con Tosi; il fascino delle canottiera di Bossi («la indossa per la prima volta nel '94 rompendo con le convenzioni estetiche»); il rifiuto di stringere la mano a Ciampi («Dottore, lei non mi rappresenta»); il trionfo alla Primarie e l' algoritmo della "Bestia". CRONACA INAPPUNTABILE Mentre Di Maio, dall' altra parte del volume, inizia la sua ascesa parlamentare tra la Storia d' Italia di Montanelli e la biografia di Pertini: l' incarico da cassiere della scuola e le citazioni di Matrix, The Truman Show e Stefano Benni; il mondo nuovo e fantascientifico di Casaleggio e quello antico ma proiettato nell' utopia di un grande movimento di massa -poi realizzato- di Beppe Grillo. La parte cronistica, per entrambi, è inappuntabile. Come per entrambi, l' afflato satirico si respira nelle pagine "più cazzone" in verde e in giallo, tavole disegnate nello stile di Paolo Tarabocchia (ex autore del classico Corso padano per terùn). E, in questa sezione, la satira, spicca Salvini che acquista un container di felpe a 7 euro da un contrabbandiere cinese, e i suoi selfie dalla tazza del cesso citando De Andrè («Matteo, la Bestia l' ha indicato chiaramente, gli utenti voglion ancora più quotidianità, seduto sul water conquisti la sfera intima popolare»), e lo stesso spettro di De Andrè che spinge lo stesso Salvini all' alleanza con i 5 Stelle. Mentre, nelle pagine opposte, Di Maio si vede contrastare gli amorazzi proprio dal M5S e la carriera nascente di cronista sportivo da un giocatore partenopeo che lo assale con una mazza da baseball. Insomma, questo Salvini-Di Maio è una galoppata farsesca nell' epica dei nostri giorni, un vademecum per le elezioni Europee. E il fatto che questa zaffata di aneddoti e fiction incrociati si ispiri al compianto Vincino merita sorrisi e rispetto di Francesco Specchia

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